Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura risponde alla lettera di Napolitano: "Non siamo e non vogliamo essere una terza camera"

 

Roma, 1 luglio 2008 - Nessuno sconfinamento da parte del Csm, "non siamo e non vogliamo essere una terza Camera".

Ma l'organo di autogoverno della magistratura ha "il compito" di segnalare "l'impatto che una determinata legge può avere rispetto all'organizzazione giudiziaria e al funzionamento del servizio giustizia nel complesso". E' il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, a rivendicare ruolo e funzioni di Palazzo dei Marescialli durante il plenum chiamato ad esprimersi sul dl sicurezza.

 

Mancino ripete che gli atti del Csm "sono solo quelli che vengono discussi e sottoposti alla votazione finale nell'assemblea plenaria". Ma precisa che, comunque, in tutti i "vari documenti" che in questi giorni hanno segnato il lavoro del Consiglio sul provvedimento "la parola 'incostituzionalità' non c'è mai stata". "Non siamo e non vogliamo essere una terza Camera ma rivendichiamo il diritto di essere ciò che siamo e ciò che il legislatore ci impone di essere", sottolinea ancora il vicepresidente del Csm.

 

Mancino fa riferimento alla lettera del capo dello Stato: "Quando il presidente della Repubblica sottolinea il problema del limite del vaglio di costituzionalità delle leggi, abbiamo ben presenti i confini e la portata delle nostre competenze: Non siamo un organo istituito per decidere la legittimità costituzionale delle leggi, e chi denuncia questo sconfinamento in realtà espone ad un grave rischio il Csm". Ma la "responsabilità di fronte al Paese" del Consiglio, "il compito che a tutti noi compete di svolgere fino in fondo", rivendica ancora "è quello di segnalare appunto le ricadute che certe leggi possono avere sul funzionamento della macchina giudiziaria".

 

Mancino si dice quindi "grato" al capo dello Stato per la lettera che contiene "anche una sottolineatura di comportamenti che devono essere discreti nell'esercizio di una attività particolarmente delicata come è quella che quest'organo svolge".

 

Il Csm può esprimere pareri a provvedimenti di legge, anche se questi non vengono richiesti. Lo precisa il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura, Nicola Mancino, parlando davanti al plenum chiamato ad esprimersi sul dl sicurezza e sulla norma 'sospendi-processi'.

 

"Non vi è dubbio che tra i poteri del Csm vi è quello di avanzare al ministro 'proposte sulle modificazioni delle circoscrizioni giudiziarie e su tutte le materie riguardanti l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia' e di dare, sempre al ministro, 'parere sui disegni di legge concernenti l'ordinamento giudiziario, l'amministrazione della giustizia e ogni altro oggetto comunque attinente a queste materie'", premette il numero due di Palazzo dei Marescialli.

 

Mancino spiega che in entrambi i casi "il destinatario delle proposte e dei pareri è il Governo e, per esso, il ministro Guardasigilli". "Avanzare proposte e dare pareri - sottolinea - è una formula che ci impegna ad agire sia se richiesti sia se non richiesti: chi sostiene che noi possiamo dare pareri solo su richiesta - prosegue Mancino - si fa suggestionare dall'idea, forse da qualcuno coltivata, che chi eventualmente è competente a chiedere un parere potrebbe anche non farlo. Non è così".

 

Il Csm "non è un organo di pura amministrazione, ma un organo di rilievo costituzionale", rivendica ancora il vicepresidente, che conclude: "Noi non possiamo e non vogliamo andare oltre i confini che la legge ci indica, ma neppure vogliamo autoconfinarci in un ruolo meramente gestionale".

 

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