Il processo per i fatti del G8. Solo risarcimenti, ma niente carcere. I giudici genovesi: non ci fu tortura

GENOVA
Dopo quasi 10 ore di Camera di consiglio il presidente del Tribunale penale di Genova, Renato Delucchi, ha pronunciato la sentenza con cui la Corte genovese ha giudicato 45 imputati (poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri) accusati di vari reati tra cui lesioni, maltrattamenti e falso, per i fatti accaduti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001 a Genova.

La Corte ha accolto solo in parte le richieste della pubblica accusa che chiedeva la condanna a vario titolo tra i 5 anni e mezzo e un anno di carcere per tutti i 45 imputati, invece la Corte ha pronunciato soltanto 15 condanne: la più pesante, cinque anni, ad Antonio Gugliotta, ispettore delle Guardie penitenziarie, che aveva la responsabilità della caserma di Bolzaneto; condannato a due anni e quattro mesi Alessandro Perugini all’epoca numero due della Digos a Genova; condanna pesante anche per l’agente Massimo Pigozzi con tre anni e due mesi.

Tutti gli altri imputati condannati, tra cui tre donne, hanno avuto pene comprese fra i 10 mesi e l’anno e mezzo. La Corte ha ritenuto responsabili dei reati ascritti solamente alcuni imputati, mandando invece assolti la gran parte degli altri imputati o perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto. Fra questi ultimi, l’attuale generale della Polizia penitenziaria, Oronzo Doria, all’epoca dei fatti colonnello. La Corte ha anche applicato l’indulto per la gran parte dei condannati. E, per tutti i condannati, ha stabilito anche come pena accessoria la sospensione temporanea dai pubblici uffici. Inoltre ha condannato i responsabili, nonché il ministero degli Interni e quello della Giustizia a pagare i danni materiali e morali subito dalle parti civili.

I giudici non hanno riconosciuto le accuse di abuso d’ufficio e falso e hanno invece riconosciuto l’abuso di autorità su persone in carcere. Non è stata riconoscuta la tortura.