Sarebbe a fin di bene. La mette così Silvio Berlusconi la questione delle impronte ai bambini rom: «Vogliamo favorire l'integrazione dei nomadi e prendere le impronte ai bambini ha l'obiettivo di garantire loro scuola e istruzione».

 Difficile altrimenti giustificare un provvedimento così «discriminatorio» e farlo proprio con il presidente della commissione Europea Jose Manuel Barroso, che ha manifestato non poche perplessità al riguardo. 

L'incontro è a Palazzo Chigi. Sul tavolo diversi temi: dalla questione sicurezza alla crisi Alitalia. Ma è in particolare sulla faccenda ‘impronte' che tra l'Europarlamento e il governo italiano ci sono divergenze. Dall'Europa sono arrivate osservazioni e richieste di chiarimenti sul provvedimento, e mentre Maroni ha garantito delucidazioni al vicepresidente della Commissione Jacques Barrot «per verificare la compatibilità» delle misure adottate, il premier ha approfittato dell'occasione per «fare chiarezza».

E ha reso la sua versione: «Il fatto di assumere le impronte nei campi rom deriva dalla necessità di vedere chi sono i rom che stanno in questi campi. Vogliamo esprimere la ferma volontà del governo di garantire che i bambini rom possano andare a scuola per ricevere la stessa educazione degli italiani. C'è solo una volontà positiva, quella di renderli più integrati con gli europei concedendo loro lo stesso diritto». Poi sempre in tema di sicurezza il premier ha fatto cenno alla questione dei clandestini: «Il 40% di chi commette reati in Italia è straniero, in gran parte clandestini. Lo dicono i numeri. E per questo noi vogliamo respingere chi delinque e accogliere chi viene per lavorare».

Per il momento Barroso, dopo aver sottolineato la «grande collaborazione» tra la Commissione Europea e le autorità italiane, si è detto fiducioso: «Sono certo che una soluzione verrà trovata, una soluzione di sicurezza e compatibile con i valori dell'Unione europea. Siamo completamente fiduciosi nel rispetto dei principi democratici in Italia e dello Stato democratico in Italia, dove c'è una grande tradizione umanitaria e di solidarietà».

Altro argomento caldo, il futuro di Alitalia. «Abbiamo garantito al presidente della Commissione Ue che stiamo lavorando affinché si possa trovare una soluzione che la renda una compagnia competitiva - ha riferito Berlusconi -. Lavoriamo insomma perché possiamo mantenerci una compagnia di bandiera. Una compagnia solida, che non faccia perdite ma utili». Ma da Barroso nessun commento: «Non posso anticipare alcuna decisione».

Un commento invece non è mancato circa il trattato Ue. Sull'intenzione del Parlamento italiano di approvare al più presto il documento di ratifica, Barroso ha ricordato il «ruolo importante e indispensabile che l'Italia ha avuto e ha oggi nella costruzione del progetto europeo e tutti riconosciamo la leadership del presidente Berlusconi in questo progetto».

Infine, guardando alla preoccupante crescita dell'inflazione: «è una minaccia molto grave, sia dal punto di vista economico che sociale, può destabilizzare la nostra società» ha detto il presidente, secondo cui la corsa dei prezzi alimentari e l'energia sono le questioni principali per le quali è necessario fare fronte comune. A cominciare dalla Finanziaria, considerata «una buona prospettiva, soprattutto per il medio termine».

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