L’ex leader oggi parlerà alle assise. Nel mirino la linea giustizialista: la discussione ha raggiunto livelli bassissimi

 

 

CHIANCIANO—Il "suo" partito si divide e si spacca, dietro le quinte si lavora per una candidatura dell'ex ministro Ferrero contro Vendola, da ufficializzare oggi e lui gioca a fare il «delegato semplice». Difficile crederci.

Tanto più dopo che Franco Giordano gli rende un appassionato e applauditissimo omaggio dal palco. Allora Fausto Bertinotti si commuove. Con gli occhi lucidi lo abbraccia e poi dice: «Ha fatto un bellissimo discorso, molto profondo ». Ma non tutti gli interventi gli hanno fatto questo effetto. Bertinotti non nasconde, parlando con i fedelissimi, di essere rimasto «impressionato » dalla «regressione non solo politica ma anche culturale » di una parte di Rifondazione.

Il «giustizialismo» abbracciato da Ferrero e i suoi lo ha lasciato di stucco perché non è nel patrimonio genetico del suo partito. Già, quel giustizialismo che Giordano dal palco ha criticato, ricordando a chi nel Prc lo agita, che Di Pietro ha «votato insieme alla destra contro la commissione sui fatti del G8 di Genova». Bertinotti ai compagni di partito spiega la sua delusione. Certe volte la discussione «ha raggiunto livelli bassissimi», sospira amareggiato l'ex presidente della Camera. Lui parlerà oggi («dieci minuti come un semplice delegato»)e volerà alto, come dicono i suoi. Il che non gli impedirà di ripetere, seppure con parole meno nette, quel che va spiegando in questi giorni agli amici. E cioè che «la sinistra ha raggiunto il punto più basso della sua storia».

E che «per non farla sprofondare ancora più in basso bisogna andare avanti con il processo costituente». Insomma, bisogna ricostruire la sinistra e non chiudersi nel guscio di Rifondazione. Ma il Bertinotti che fa il «delegato semplice » in realtà continua a essere ascoltato. E a interessarsi alle vicissitudini interne del suo partito. Non è un caso quindi che Ferrero incontrandolo gli parli all' orecchio per capire che cosa pensa della situazione e che lo abbracci affettuosamente anche se stanno su barricate opposte. E' vero che l'altro ieri sera, alla riunione della maggioranza che ha candidato Vendola, l'ex presidente della Camera, come un delegato di primo pelo, non ha parlato. Ma i suoi consigli, riservatamente, li ha dati (sono stati anche già seguiti).

E ha spiegato che a suo avviso l'ex cossuttiano Claudio Grassi non abbandonerà Ferrero. Anzi, secondo lui il gioco di Grassi nasconde un'insidia: «Cercare di trovare un' intesa politica tra la loro mozione e la nostra per poi proporre che però Nichi faccia un passo indietro». E mettere un altro, sempre della maggioranza, al posto suo. E a quel punto sarebbe molto difficile dire di no, perché non ci sarebbe più la scusa delle differenze politiche per rompere e si sarebbe costretti ad accettare quella proposta. Ma secondo Bertinotti non si deve svendere la linea politica e «non si può e non si deve rinunciare a Nichi ». Perché, Vendola, può essere in grado di portare avanti il processo di ricostruzione della sinistra. E quel che avviene in serata sembra dare ragione all’ex presidente della Camera.

Infatti Grassi fa sapere che le differenze politiche tra la sua componente e quella di Vendola non sono insormontabili e che perciò si può lavorare «a una ricucitura ». E precisa che nel caso di un’intesa non si può negare alla maggioranza il segretario. Senza però aggiungere che quel segretario è Nichi Vendola. Per evitare trappole e per seguire i consigli di Fausto Bertinotti la maggioranza decide perciò di disertare la commissione politica, ovvero il luogo del possibile compromesso che potrebbe far saltare Vendola. Ma se oggi l’ex ministro Ferrero si candida i giochi possono cambiare per l’ennesima volta. Chissà in questo caso quali saranno i consigli che dispenserà il «delegato semplice».

Maria Teresa Meli

 

Fonte