In continuo aumento le cause giudiziarie per cattivo vicinato: almeno 800 mila in Italia. Attesa media tre anni e mezzo. L'ultima frontiera: il riconoscimento del danno esistenziale

Condominio, maledetto condominio. Dal dramma di Erba a quello avvenuto mercoledì a San Donato, il complesso di proprietà private riunite sotto lo stesso tetto diventa luogo di scontro. Tanto che in base ai dati più recenti sono almeno 800 mila cause motivate da cattivo vicinato: in genere per rumori molesti e occupazione indebita di spazi comuni, il che vuol dire che in ogni condominio si finisce in tribunale almeno una volta l’anno. Il dato numerico «sempre crescente» è frutto dell’osservazione del Censis sulla base dell’universo offerto dall’Anaci, l’associazione nazionale degli amministratori di condominio.
In quasi il 50% dei casi si discute, e si arriva davanti al giudice civile, per problematiche connesse alla ripartizione delle spese, che una parte considera ingiusta. Altra grossa fetta è quella rappresentata dalle «immissioni sonore», dalla rumorosità non voluta. «Ci sono problemi che nascono dal pianoforte, ai tacchi, all’abbaiare dei cani - spiega Ivan Meo, direttore scientifico della rivista online guidacondominio.it - E ci sono questioni di decoro architettonico, dal colore delle finestre, alle tende, ai vasi, alla pulizia dei tappeti».
Ma la nuova frontiera dei condomini sul piede di guerra è quella del riconoscimento del danno esistenziale. «C’è stata giurisprudenza favorevole - continua Meo, che è anche responsabile scientifico del Centro Studi Arkivia, agenzia di documentazione tecnico-giuridica - ed inoltre sono state avviate alcune cause che faranno da pilota». In ogni caso bisogna aver pazienza, perché davanti ad un giudice civile la vicenda si risolve, dice la statistica, in non meno di 3 anni e mezzo. «La lettera dell’avvocato all’amministratore è solo l’inizio - si spiega -. Molte volte, comunque, a causa delle lungaggini si decide di risolvere la cosa con una transazione».
Vincere una causa però non risolve il problema. «A causa di una disputa, più o meno violenta - si sottolinea dall’Anaci - molte volte si decide di vendere l’appartamento». Secondo gli esperti del settore una soluzione per ridurre il fenomeno potrebbe arrivare dalla riforma della normativa condominiale. Perché quella attuale è una galassia di leggi e decreti nella quale è difficile districarsi. «Per questo dopo i divorzi - ammette un noto avvocato civilista romano - le liti di condominio rappresentano il maggior introito dei legali». E forse anche per questo che si discute, perché c’è qualcuno pronto a litigare dietro compenso al posto tuo.