Oxford avvia la sperimentazione del nuovo farmaco: "Mai più febbre e mal di gola". La chiave di volta è una proteina, comune a tutti i ceppi, "da attaccare"

 

di ELENA DUSI
IL VIRUS dell'influenza scappa. Ma gli scienziati tentano di placcarlo una volta per tutte.

All'università di Oxford sta per iniziare la sperimentazione sull'uomo di un vaccino "universale" contro febbre e mal di gola: valido contro tutti i ceppi del virus e capace di proteggere per cinque anni di seguito. Russa, australiana o cinese (ogni anno l'origine del virus dà il nome all'influenza): tutte verrebbero bloccate dal nuovo scudo. "Ma prima di mettere in circolazione il vaccino universale - avvertono i medici di Oxford - dobbiamo completare tutte le tappe della sperimentazione". E per questo ci vorrà ancora una manciata di anni.

Quel che rende difficile la caccia al virus dell'influenza è la sua capacità di mutare di continuo. Ogni anno in autunno, nel momento in cui l'epidemia di tosse e starnuti sta per iniziare, i laboratori di virologia di tutto il mondo scattano per isolare il microrganismo che sarà protagonista dell'inverno successivo. A seconda della forma del virus, si mette a punto il "cappuccio" adatto per neutralizzarlo. Poi i vari paesi danno il via alla campagna di vaccinazione della popolazione, soprattutto anziani e bambini. E da una quindicina d'anni a questa parte (da quando i vaccini contro i disturbi di stagione vennero diffusi) a ogni nuovo inverno la gara riparte da zero.

Oxford ha deciso di cambiare strategia: anziché incappucciare il microrganismo, lo ammanetta. Con la tecnica attuale, il vaccino insegna alle nostre cellule immunitarie a riconoscere una proteina che si trova sull'involucro esterno del virus. Ma queste piccole protuberanze sono proprio l'elemento che varia ogni anno. Nella continua selezione naturale che caratterizza la vita nell'infinitamente piccolo, nuovi ceppi di bacilli subentrano continuamente ai vecchi. Le proteine che valevano l'inverno scorso sono diverse rispetto alla stagione che verrà.
A rimanere costante tra tutti i ceppi influenzali è invece una proteina che si trova all'interno del virus. E il nuovo vaccino "universale" insegna al sistema immunitario che proprio quella è la proteina da attaccare. Qualunque virus influenzale (aviaria inclusa), nel momento in cui si avvicinerà all'organismo, sarà attaccato dalle nostre cellule-soldato.

A parole la strategia sembra perfetta. Ma in passato tentativi simili si sono mostrati poco efficaci, arenandosi nel corso dei vari livelli di sperimentazione. Ma Sarah Gilbert, la ricercatrice dell'università di Oxford che ha ricevuto il via libera per sperimentare il nuovo vaccino sui primi 12 volontari, questa volta ostenta ottimismo: "Saremmo finalmente in grado di proteggere i bambini. Otterremo benefici economici risparmiando la malattia alle persone in età lavorativa. E facendo stare bene loro, aiuteremo anche gli anziani, che rispondono meno alla vaccinazione. Ridurre la presenza del virus farà infatti diminuire le occasioni di contagio".

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