ROMA (20 settembre) - Su ordine della procura di Napoli, la guardia di finanza ha perquisito la redazione del settimanale l'Espresso, a Roma.

Si cercano prove alla ricerca dei responsabili di presunte fughe di notizie relative all'inchiesta «Gomorra al Nord», pubblicata sul numero in edicola dai giornalisti Giuliano di Feo ed Emiliano Fittipaldi.

Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, ne parla come di una «azione invasiva grave e sconcertante». E denuncia: «La gravità e lo sconcerto è data anche dal fatto che la perquisizione è avvenuta a redazione chiusa in assenza dei colleghi nei confronti dei quali è condotta l'indagine. C'è da chiedersi cosa valgano a questo punto le ripetute sentenze della Corte di cassazione che hanno giudicato illegittime azioni di questo tipo in quanto arrecano potenziali e reali limitazioni alla libertà di stampa». 

Poi Siddi aggiunge: «Per noi giornalisti questa perquisizione ha quasi il sapore della beffa. Non c'è nessun collegamento, ma proprio ieri sera abbiamo esposto al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino i problemi derivati dalle inchieste a carico dei giornalisti che fanno il loro mestiere, quello di informare la pubblica opinione su notizie che contano». Il segretario del sindacato dei giornalisti ha raccontato, dunque, di aver «chiesto a Mancino attività di indirizzo per riportare serenità ed equilibrio nel rapporto tra due funzioni, magistratura e giornalismo, che vanno tutelate nella loro dignità ed indipendenza».

Il collaboratore. Alle sette di questa mattina è stata poi perquisita l'abitazione napoletana di Claudio Pappaianni, collaboratore del periodico ed autore di pezzi sugli intrecci tra rifiuti, camorra e politica in Campania pubblicati dall'Espresso. Sono stati sequestrati il pc dell'abitazione e il computer portatile di Pappaianni.

L'Espresso: «Non ci faremo intimidire». Intanto la direzione del settimanale assicura i lettori che l'Espresso «non si farà intimidire da spettacolari e gravi iniziative della magistratura tese a limitare la libertà di informazione».  Nel dare «piena solidarietà ai colleghi Emiliano Fittipaldi, Gianluca Di Feo e al collaboratore Claudio Pappaianni, la direzione assicura che continuerà nella sua opera di puntuale informazione e denuncia».

Nell'inchiesta lo sbarco e l'espansione delle attività del clan dei Casalesi, dagli anni '70 in poi, al Nord e in particolare nelle province di Modena, Reggio Emilia e Bologna. La ricostruzione avviene grazie alle informazioni date dal collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti, spettatore e protagonista di vent'anni di attività camorristiche.

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