"Dov'è Ilaria, dov'è Ilaria?". Stesa su una barella, con il petto trafitto da un proiettile, Lorella Magnano riesce solo a pensare alla sua bambina.

Per questa donna di 46 anni, adesso, il dolore fisico è il minore dei mali. Gli occhi, il cuore, i pensieri sono altrove. Ma la bimba, otto anni, è morta. Il padre, dopo aver sparato alla moglie, ha tentato il suicidio.

Nessuno se la sente di raccontarle la verità, nelle condizioni in cui è, prima che arrivi una comunicazione ufficiale dai carabinieri. Non sa ancora che il marito, Matteo Gliatta, 48 anni, ha ucciso il loro angelo prima di sparare a lei e di tirarsi un colpo alla testa. Non le hanno ancora detto che ha viaggiato in macchina, la Skoda familiare guidata dal consorte, con il corpo di Ilaria chiuso nel bagagliaio. Non sa che la piccola, otto anni e mezzo, figlia unica, è morta. Ma «è come se in qualche modo se lo sentisse - accennano i dottori, letto un dubbio nel suo sguardo - come se avesse intuito, sospettato, percepito».

A Torre Pellice e a Luserna San Giovanni, i due paesi in cui si è dipanata la tragedia, quei colpi di pistola hanno spiazzato e sorpreso tutti. «Lui era un po´ depresso - ripete don Armando Girardi, parroco di San Martino e presidente della scuola privata frequentata da Ilaria, l´istituto mauriziano di via al Forte - ma una cosa del genere era inimmaginabile. E lui non ha dato alcun segnale». Matteo Gliatta e Ilaria il prete li aveva incrociati alle otto di mattina. «Il padre ha preso il caffè al bar, poi ha portato la figlia fin dentro la scuola. Ci siamo incrociato all´ingresso e ci siamo scambiati qualche parola, entrando insieme. Era tranquillo. Sembrava sereno». Ha lasciato la bambina fuori dall´aula e se ne è andato. Alle dieci è tornato all´istituto. Ha spiegato alla maestra della figlia, terza elementare, che il padre aveva avuto un malore e che voleva portare a casa la bimba. La direttrice ha accordato il permesso, non avendo alcun motivo per negarlo. «Ilaria era appena stata interrogata - ha detto ai carabinieri l´insegnante della piccola, Maria Rosa Florenzano - ed era contenta. La notizia del nonno che stava male l´ha incupita, intristita. Il padre l´ha aiutata a raccogliere quaderni e penne e a metterli nello zainetto e se ne sono andati». Trenta minuti dopo, probabilmente dopo aver ucciso la figlia e dopo averla chiusa nel bagagliaio, Matteo Gliatta ha telefonato alla moglie in ufficio, le poste di Villar Pellice. Un collega, Fabrizio Zini, dalla risposta della compagna di lavoro ha capito che si era sentito male qualcuno della famiglia.

«Ma come? Domenica - ha detto Lorella al cellulare - stava bene. Vieni a prendermi, ti aspetto fuori». Alle 10.40 la signora è stata vista salire sulla Skoda guidata dal marito.
Trentaquattro minuti più tardi, dalla stradina in mezzo agli alberi che dal laghetto di Blancio scende a Luserna, al 112 è arrivata una chiamata concitata. Carmen De Giorgi passava di lì, ha visto una macchina ferma, due persone in difficoltà e ha allertato il centralino delle emergenze. «Mandate qualcuno. C´è stato un investimento. Una donna chiede aiuto, appoggiata al muro di lato alla strada. Urla, grida, perde sangue. E c´è un uomo steso a terra». Che non fosse un incidente stradale si è capito in fretta. La pistola, una Beretta calibro 7.65, sopra il muretto. Il silenzio dell´uomo, riuscito a sollevarsi in piedi, muto, lo sguardo perso, due buchi in testa, il foro di entrata e il foro di uscita di un colpo. Le parole di lei, centrata da un proiettile sotto la spalla sinistra, a un barelliere:»È stato lui. Mi ha sparato e poi si è sparato. Cercate Ilaria, nostra figlia. Andate a vedere a casa, a Torre Pellice».

Quando la bimba è stata trovata, uccisa con una pistolettata al capo e chiusa nel bagagliaio, mamma e papà erano distanti, in viaggio verso gli ospedali. «Ho aperto il portellone, con calma, per i controlli di routine - si sfoga il maresciallo cui è toccato vedere che cosa ha potuto fare un padre - e mi sono trovato davanti la piccola. Era l´ultima cosa alla quale avrei pensato». Un pugno allo stomaco, da togliere il fiato. L´epilogo di una storia che i carabinieri, in attesa di capirne di più, declinano con le categorie della follia, perché anche loro non riescono a spiegare diversamente l´omicidio di una figlia e il tentato omicidio di una moglie.

 

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