Su blog e siti cresce l'indignazione: "Udienza rimandata, che schifo". Preoccupazioni in Polizia: "Per il segno violento del tifo in quell'aula si giudica lo Stato"

 

 

ROMA - Undici mesi non sono serviti a nulla. Nonostante le parole e il contegno della famiglia Sandri ("Chiediamo solo giustizia.

 Sappiamo che sarà un processo limpido"), l'omicidio di Gabriele, "Gabbo", resta prigioniero di un grumo di odio e rancore. Il giudizio al suo assassino, l'agente di polizia Luigi Spaccarotella, si annuncia come un'ordalia, anche in ragione dello sciatto e sconcertante "errore di notifica" che ne ha neutralizzato l'udienza preliminare. Si legge in alcuni dei post che ieri pomeriggio si sono rovesciati sul sito dedicato al dj: "Gabry, ancora una volta, coloro che dovrebbero condannare quell'essere, senza nessun processo, commettono l'errore che una segretaria non dovrebbe fare. Quindi mi viene da pensare che ancora una volta vogliono dare a ?sto "maledetto" la possibilità di circolare liberamente ancora per un mese e mezzo", firmato "una mamma".

"Ha ragione quella madre. Anche per me non dovrebbe esserci processo per quell'essere"; "Udienza rimandata, che schifo! Ha detto bene chi dice che quell'animale doveva essere condannato senza processo". E ancora, in un luogo comune che vuole sbirri e cronisti facce di una stessa medaglia, cinghie di trasmissione di una stessa disinformazione: "Alcuni media preparano un clima di odio per favorire Spaccarotella?".

Al Dipartimento di Pubblica Sicurezza si raccoglie una qualche preoccupazione. Non per la regolarità del processo o la serenità del contesto in cui si celebrerà, ma "per quello che l'omicidio di Gabriele Sandri è diventato". Dice un alto dirigente della Polizia di prevenzione: "Da tempo, il segno violento del tifo si era coagulato intorno a una parola d'ordine che potremmo definire la "ribellione al furto di identità". Lo Stato e la Lega calcio, vale a dire gli sbirri e i padroni dell'industria del pallone, erano indicati come i responsabili dell'annichilimento delle curve. Niente più striscioni, niente più "colore", trasferte vietate. Bene, con la sua morte Gabriele Sandri è diventato il veicolo simbolico di questa rabbia. E dunque il processo a Spaccarotella e il suo esito, quale che sia, non saranno vissuti come il giudizio alle responsabilità di un agente di polizia, ma a quelle dello Stato".

Con una postilla, non irrilevante: "Se la condanna dovesse riconoscere la volontarietà dell'omicidio, questo suonerà come la conferma di un disegno di repressione violenta. Se dovesse concludere per la semplice negligenza, a maggior ragione questo sarà vissuto come un'intollerabile autoassoluzione di istituzioni colpevoli".

L'analisi trova una sua corrispondenza nelle discussioni e nei lunghi documenti che affollano uno dei siti principali e più completi della "contro-informazione" ultras, www. asromaultras. org. Si legge: "Cosa è uno Stato di Polizia (nel quale ancora non siamo, ma al quale stiamo avvicinandoci, partendo dagli stadi), se non quello dove gli apparati militari e polizieschi sono accusatori e giudici? Che cos'è, se non un organo da Stato di polizia, l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive? (...) La verità è una sola e sarebbe onesto prenderne atto: la violenza non è eliminabile. Nel calcio e nella vita. Chiudete gli stadi? Si scontreranno negli autogrill. Chiudete gli autogrill? Si scontreranno nei boschi. Che farete allora? Disboscherete i boschi? Si scontreranno nel deserto. Lo diceva già Giovenale, ammesso e non concesso che sappiano chi sia: panem et circenses. Pane e giochi del circo. Questo è sufficiente a tenere a bada il popolo. Il sistema attuale è quasi non rovesciabile, ma almeno vedevo li giochi der circo. Ma se me levi pure li giochi der circo, allora me ?ncazzo de brutto".

Ci vorranno almeno due mesi perché il processo Spaccarotella ritorni nell'aula del giudice dell'udienza preliminare di Arezzo. E il tempo continuerà a non essere "amico". Perché per effetto dell'errore di "cancelleria" che ha chiuso il procedimento prima ancora che si aprisse, ad essere giudicati per primi per i fatti di domenica 11 novembre 2007 saranno a questo punto i 19 tifosi romanisti e laziali (oggi ancora detenuti) arrestati per l'assalto notturno alle caserme di carabinieri e polizia. Il 20 ottobre, un gip di Roma deciderà infatti del loro rinvio a giudizio o si pronuncerà direttamente nell'eventualità di giudizi abbreviati o patteggiamenti. Un capovolgimento di calendario "simbolico" che, non è difficile prevederlo, aggiungerà a rancore altro rancore.

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