Il giallo di Perugia, colpo di scena alla terza udienza. Non confermate le dichiarazioni contro Rudy. Ancora sorrisi tra Amanda Knox e Raffaele Sollecito

 

PERUGIA - Il testimone ritratta, o almeno non conferma, e poi contratta.

Gli bastano 2.000 euro per spiattellare la sua verità su Rudy Hermann Guede, l’amico ivoriano accusato del delitto di Meredith, e cucirgli addosso l’abito del bugiardo e del violento, di uno che si spara alcol e droga e poi perde il lume della ragione, soprattutto con le donne. L’uomo dell’accusa, il somalo Abuker Barro, detto «Momo», si rimangia tutto. Le deposizioni dell’11 dicembre non le conferma. Non punta più il dito contro l’ex amico. Parla per sentito dire, riportando dichiarazioni di terza e quarta mano. Ora, di fronte al giudice, non è nemmeno più così sicuro che Rudy si facesse di droga.

Ad interrompere la deposizione, l’avvocato Walter Biscotti, legale dell’ex cestista ivoriano, che tira fuori dalla borsa la videocassetta che ritrae Momo mentre tenta di vendere la sua testimonianza alla redazione di «Studio Aperto». Punta dritto ai denari, Momo. Duemila euro per l’anteprima della sua testimonianza. Ma la negoziazione fallisce. E allora ci riprova. Invia un sms e afferma d’essere disposto a ritirare una misteriosa denuncia contro un giornalista, reo, a suo dire, d’avergli estorto delle dichiarazioni. Ci vogliono, ancora una volta, duemila euro. L’avvocato Biscotti non ha nemmeno bisogno del contro-esame del testimone. Per il gup Paolo Micheli ce n’è abbastanza per sospendere l’udienza, acquisire tutto, videocassetta e sms, e rinviare gli atti al pm. Il testimone rischia di essere indagato per falsa testimonianza. Per l’accusa è un brutto colpo. È evidente, infatti, che le dichiarazioni di Momo, qualora venisse incriminato, diverrebbero inservibili.

Si chiude dunque con un colpo di scena la terza udienza del processo contro Amanda, Raffaele (che ieri si sono scambiati altri sorrisi) e Rudy. «Un boomerang», aveva detto venerdì, al termine dell’udienza, l’avvocato Giulia Buongiorno, legale di Raffaele, alludendo alla testimonianza lacunosa e contraddittoria del super-testimone Hekuran Kokomani. Ieri non è andata meglio. La deposizione di Momo, citato dai pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi, si è rivelata utile, sì, ma non all’accusa. Il suo maldestro tentativo di combinare l’affare con la tv ha inguaiato lui e demolito, a picconate, una parte dell’impianto accusatorio. Il primo a entrare in aula, è stato Stefano Bonassi, l’inquilino del piano di sotto della villetta gialla di viale Sant’Antonio, dove vivevano Meredith e Amanda. Ha parlato per un’ora, ha detto che Rudy si era invaghito di Amanda e che nella villetta dell’orrore, la sera del delitto, c’era andato per incontrare lei, l’americanina di Seattle. «Me gusta», sembra avesse detto l’ivoriano. Prossima udienza, il 4 ottobre. È una corsa contro il tempo. Il 24 scadono i termini di custodia cautelare e gli ex fidanzati potrebbero essere scarcerati.

 

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