Al “G.B. Grassi” un’appendicite acuta costa 10 ore di attesa



Roma – E’ successo venerdì scorso, alle ore 20, quando Cristina C. , con certificato alla mano prescritto dal medico di base richiedente un ricovero urgente per appendicite acuta, si è presentata al Pronto Soccorso del polo ospedaliero “G. B. Grassi” di Ostia.

 Il caso, classificato con codice giallo, è stato preso in esame soltanto alle ore 23. Dopo aver rilevato nella paziente una temperatura corporea assai elevata e una pressione arteriosa a dir poco preoccupante, il personale medico ha deciso saggiamente di effettuare le analisi del sangue, tra l’altro già eseguite dall’ammalata il giorno precedente sempre su prescrizione del medico curante, un’ecografia, una radiografia e una visita ginecologica. Ma se la prudenza non è mai troppa, in questo episodio ha superato ogni limite. La paziente, forse poco favorita dalla sorte, ha dovuto attendere l’alba al fine di ottenere finalmente il lasciapassare per essere ricoverata. Ma non è tutto. La scarsa convinzione dei sanitari sulla definizione del quadro clinico, peraltro già oculatamente individuato dal medico di fiducia, ha portato alla sapiente decisione di sottoporre l’ammalata ad ulteriori controlli facendo scivolare via inutilmente del tempo che avrebbe potuto rivelarsi davvero prezioso. Morale della favola, alle ore 14 la malcapitata, dopo aver ricevuto notizia di quale fosse il suo male oscuro, ovvero una peritonite allo stato avanzato, è stata sottoposta ad un intervento di ben due ore.
“Ci troviamo di nuovo a parlare di una situazione preoccupante per quanto riguarda la situazione in cui versa il Pronto Soccorso dell’ospedale Grassi– dichiara Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti – prendiamo atto che a nulla è valso il nostro intervento di circa un anno fa, in seguito alla scoperta da parte dei Nas di farmaci scaduti fruiti in modo regolare nelle Sale Operatorie del nosocomio”. “Ribadiamo la necessità – insiste De Pierro – di interventi urgenti al fine di colmare le carenze strutturali e di personale del Pronto Soccorso ospedaliero. Siamo dalla parte dei medici e del personale paramedico che , in prima linea, subisce lo sfogo degli oltre 400mila utenti del polo ospedaliero del XIII Municipio”. “Se il nostro incontro, a febbraio scorso, con i dirigenti del Grassi – aggiunge – non è servito a nulla, ci rivolgeremo ai vertici ASL competenti e a quelli regionali. I cittadini che fanno capo all’assistenza sanitaria dell’ospedale di Ostia hanno il diritto a essere tutelati. Non sono io a dirlo ma è l’art. 32 della Costituzione che cita e vigila sulla tutela del diritto alla salute”:
Intanto Alessandro S. , marito della paziente, spera che la giustizia faccia il proprio corso e che questa vicenda non sia archiviata negli annali della storia giuridica italiana. Della stessa opinione Vittorio Marinelli, responsabile del movimento Italia dei Diritti per la Tutela dei Consumatori. “Ancora una volta è stato negato un pubblico servizio di notevole importanza – dice – nonché un diritto, come quello alla salute, sancito dalla Costituzione, all’art. 32. Di fronte ad una diagnosi esatta effettuata in maniera preventiva dal medico curante, una struttura ospedaliera organizzata come l’ospedale Grassi, ha operato con negligenza e disinteresse aggravando il quadro clinico della paziente”. “Il vero danneggiato della disfunzione di un pubblico ufficio – aggiunge – è sempre l’utente. Qualora si accertasse che il pronto intervento avrebbe ridimensionato la gravità della prognosi, a risponderne, sia dal punto di vista civile che penale, sarebbe il personale ospedaliero o chi per lui”.