di Enrico Pedemonte
La sera era meglio non passarci. Poi sono andati ad abitarci artisti e musicisti. Ora il quartiere rifiorisce. E i prezzi volano
Che ne direste di un appartamento vicino al ponte di Brooklyn, su Atlantic Avenue, proprio dentro il carcere della città? Forse tra qualche anno potrete comprarlo. L'idea é stata ufficialmente avanzata da Marty Markowitz, presidente del distretto amministrativo di Brooklyn, per risolvere un problema sul tappeto da alcuni anni: che cosa fare di quel gigantesco edificio bianco, con una strana forma a croce latina, costruito nel 1957 e chiuso nel 2003? Molti vorrebbero riaprirlo, altri preferirebbero usare l'area in modo più redditizio, cancellando dalla mappa quel gigante tirato su quando il quartiere era povero e marginale.

Ma ora Brooklyn sta fiorendo, i prezzi delle aree sono alle stelle e Markowitz ha lanciato la sua proposta: buttare giù il vecchio palazzo e ricostruirne un altro con un grande spazio commerciale alla base, e poi appartamenti, un hotel e alcuni piani dedicati alla prigione. Un modo per tenere insieme iniziativa privata e bisogni pubblici, in una zona dove il mercato immobiliare è sempre più caldo. Passereste una notte al 'Prison Hotel' nel cuore di una delle zone più alla moda della città?

Brooklyn vuole diventare la nuova Manhattan. Quelle che un tempo erano zone in rovina stanno diventando quartieri ricchi. Le strade brulicano di cantieri, nei tribunali si allunga l'elenco delle cause per sfratto, i ristoranti che fanno tendenza si moltiplicano e fanno concorrenza al Village al di là del fiume.

Fino ai primi anni Novanta le zone benestanti di Brooklyn erano poche: i Brooklyn Heights, dove abitano i finanzieri di Wall Street che tutte le mattine attraversano l'East River per andare in ufficio, e Boro Park, l'area abitata dalla più ricca comunità ebraica del mondo, gli ortodossi Hassidici, che oggi si va rapidamente espandendo in tutte le direzioni (le famiglie ebree ortodosse fanno più di tre figli ciascuna).

Già nel decennio scorso le cose hanno cominciato a cambiare: gli artisti che migravano da Manhattan in cerca di aree a costi accessibili avevano creato un rapido boom immobiliare nell'area di Williamsburg, lungo il percorso della linea L della metropolitana. Ma presto anche i prezzi di Williamsburg sono diventati insostenibili e il boom è dilagato in zone più marginali.

Per capire che cosa sta accadendo basta andare a Red Hook, una piccola penisola nella zona Sud Ovest di Brooklyn. Qui, dai moli immortalati da Marlon Brando in 'Fronte del porto', si può godere una delle migliori viste sullo skyline di Manhattan. Siccome negli anni Sessanta la zona fu dichiarata industriale, l'area è cresciuta in modo disordinato, è gremita di capannoni e sulle prime è difficile raccapezzarsi. Ma basta arrivare a Brunt Street, a due passi dai moli, per capire che i ristoranti italiani, giapponesi, messicani si stanno moltiplicando: 'Hope & Anchor', 'Pioneer Bar' e il '360' sono citati su tutte le guide. Poco più in là, proprio sul Waterfront, sorgerà presto un supermercato alimentare della catena Fairway, una delle più costose e raffinate della città, e su Imlay Street un gruppo immobiliare ha comprato un capannone oggi abitato da gruppi di artisti per trasformarlo in condomini.

Sonny Bolzano, un pittore settantenne che gestisce un bar su Conover Street, dice di essere preoccupato per l'improvvisa crescita dei prezzi: per quanto tempo riuscirà ancora a vivere lì? Da molti anni in quest'area marginale e dimenticata della città si è sviluppata una comunità di pittori, scultori, intellettuali. Ma i nuovi appartamenti che stanno sorgendo costano già oltre un milione di dollari. Che cosa accadrà quando anche i moli saranno stati ristrutturati e un nuovo porticciolo con vista sull'Empire State Building prenderà forma? Molti saranno costretti ad andarsene. La battaglia tra la Red Hook Civic Association e gli immobiliaristi si sta scaldando. Ma è solo una delle battaglie in corso nei diversi quartieri per evitare che il boom immobiliare espella i vecchi abitanti.

Recentemente il quotidiano conservatore 'The New York Sun' ha pubblicato uno spassoso commento segnalando che la borghesia progressista della città si sta rapidamente spostando al di là dell'East River, in quelle che fino a ieri erano strade fatiscenti abitate da artisti squattrinati. Brooklyn secondo il Sun - sta diventando un'enorme succursale di Central Park West, l'area di Manhattan tradizionalmente abitata dagli intellettuali progressisti di New York. Siccome oggi a Central Park West non si trovano più case se non a prezzi stratosferici, quel tipo di popolazione quasi maggioritaria nell'opulenta New York - sta rapidamente colonizzando Brooklyn, cambiandone i connotati culturali e politici. Fino a trent'anni fa, quando Brooklyn era abitata soprattutto da italo-americani e irlandesi, l'elettorato era più spostato a destra. Ora, i cinque candidati democratici che si presentano qui per la rielezione di novembre sono tutti su posizioni estreme: tutti favorevoli ad alzare le tasse e sostenitori del matrimonio gay, posizioni tabù a livello nazionale. Il fenomeno è curioso e contraddittorio: la nuova borghesia intellettuale e progressista culturalmente contraria alle speculazioni immobiliari e agli sfratti - dilaga e inconsapevolmente provoca lo sfratto collettivo dei vecchi abitanti e degli artisti dell'ultima generazione.
Gli esempi di questa tendenza sono un'infinità. Nella parte meridionale di Williamsburg, tra Berry Street e Whyte Avenue, c'è un capannone, sede storica di tipografie fin dalla fine dell'Ottocento, ch è stato da tempo trasformato in una trentina di piccoli appartamenti: ci abitano pittori, scrittori, musicisti. Ma nell'autunno del 2004 una società immobiliare ha comprato l'ex magazzino e ha mandato le lettere di sfratto. Ora il giudice deve decidere se il capannone può essere considerato zona a fitto controllato bloccando così l'operazione. In caso contrario tutti gli inquilini se ne dovranno andare in fretta. Jon Fleming, che vive qui da 25 anni, dice: 'Williamsburg è diventata una zona attraente proprio perché ci siamo venuti noi artisti. Ora, se mi cacciano, dovrò andar via da New York'. A cento metri da qui, in un altro magazzino sulla 11esima strada, negli anni Ottanta aprì il suo studio Jean-Michel Basquiat. Dietro l'angolo, su Kent Avenue, nascerà presto una nuova torre da 26 piani: gli appartamenti partono da due milioni di dollari.

Anche la zona di Bedford-Stuyvesant sta rapidamente cambiando pelle. Qui siamo proprio nel centro di Brooklyn e la zona fu sede di storiche rivolte negli anni Sessanta, qui il regista Spike Lee ha girato quasi tutti i suoi film e qui sono diventati famosi artisti rap come Jay-Z e The Notorious Big. Ma ora gli storici brownstone, i case con le facciate in mattoni rossi dove un tempo abitava la povera gente, sono divantati uno status symbol per la buona borghesia newyorchese, e i prezzi stanno andando alle stelle. Soprattutto nell'area di Allison Hill, dove fino a poco tempo fa veniva sconsigliato di passare la sera. In particolare gli immobiliaristi stanno mettendo gli occhi sulle zone di Summit Terrace e Sylvan Terrace che sono proprio in cima alla collina, un'area che ha una pessima reputazione, ma che è vicino alla zona dove la Harrisburg University of Science and Technology vuole costruire il nuovo campus. Qui il cambiamento è agli inizi. Ma chi conosce New York non ha dubbi. Tra due o tre anni anche i vecchi brownstone di queste zone popolari saranno trasformati, costeranno milioni di dollari e ospiteranno esponenti dell'intellighenzia cittadina. Per i borghesi della sinistra newyorchese le vecchie case operaie emanano un fascino irresistibile.