di Roberto Galullo

La provincia di Napoli è quella a maggiore penetrazione mafiosa nelle quattro regioni più esposte alla criminalità: Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. E' quanto emerge dal Rapporto sulla ‘ndrangheta presentato oggi dall'Eurispes a Roma presso la sede della Federazione nazionale della stampa.

A portare Napoli al primo posto della classifica, sono i reati assimilabili alle associazioni mafiose – 219 ogni 10mila abitanti – i 44 Comuni sciolti e gli atti di terrorismo. Al secondo posto c'è la provincia di Reggio Calabria e a seguire Palermo, Catanzaro e Bari. Nelle ultime posizioni, invece, Siracusa, Enna, Avellino, Ragusa e infine Benevento, che risulta la provincia meno esposta al rischio della penetrazione mafiosa.
Preoccupante – secondo la lettura del presidente dell'Eurispes Calabria, Raffaele Rio – la situazione in Calabria. Ben tre province si collocano tra le prime otto: oltre a Reggio e Catanzaro c'e infatti Crotone. "La ‘ndrangheta – dichiara Rio – attraverso l'uso sistematico e indiscriminato dell'intimidazione, del terrore e dell'omicidio, aspira ad affermare contro le istituzioni locali una vera e propria contro-cultura, un'esplicita quanto determinata richiesta di potere".
Un ‘altra analisi che lascia il segno è quella relativa agli omicidi per motivi di mafia, compresi nel periodo 1999-2005. Al primo posto di questa sanguinaria classifica c'è ancora una provincia calabrese: Crotone. A seguire Napoli, Catanzaro, Reggio Calabria e Caserta. In coda alla classifica Palermo, Salerno, Trapani, Benevento e Taranto.
L'analisi si ferma al 2005 ma quello che è accaduto negli anni successivi fino a oggi conferma che, soprattutto Calabria e Campania, sono regioni nelle quali una vita da spegnere vale appena 200 euro per un sicario pronto a bruciare con gli omicidi le tappe della carriera criminale.

 

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