«Adesso ho paura, sono stanco, anche mia moglie ha paura». Non nasconde la preoccupazione Kabir, l'extracomunitario bengalese titolare di un negozio di alimentari che ieri ha subito un'aggressione al suo locale in via Ascoli Piceno nel quartiere Pigneto a Roma. «Io sono un uomo e per me non c'è problema - afferma l'immigrato - ma qui lavorano anche mia moglie e i miei figli, io qualche volta mi allontano e loro restano da soli. Come faccio adesso a lavorare? Il governo ora ci deve aiutare». Kabir racconta che il raid di ieri è stato compiuto da un gruppo di uomini «tutti italiani» e «con il volto coperto». «Ho visto solo i loro occhi - conclude Kabir -: sono entrati, hanno rotto le vetrine dell'entrata e del frigorifero e poi hanno gridato "bastardo" e "vattene via"». Nel raid, scattato intorno alle 17:15, è stato assalito anche un altro negozio di alimentari in via Macerata, gestito da un immigrato indiano. Poi gli aggressori si sono diretti in via Ascoli Piceno, dove oltre al negozio di alimentari di Kabir hanno preso di mira anche una lavanderia-phone center. Il titolare è preoccupato: «Erano dieci, quindici persone - afferma Islam -, sono entrati senza fare nessuna domanda e hanno distrutto le vetrine. Hanno solo detto "bastardo"». Il proprietario della lavanderia conferma che il gruppo era a volto coperto. «Io mi domando il perchè di tutto questo - continua Islam - che significa? Io non ho mai avuto problemi. Sono sei anni che lavoro qui e sono sempre stato tranquillo. Questa è la prima volta che mi succede una cosa del genere».

L'assalto, a opera di una ventina di giovani guidati da un uomo più anziano, Un gruppo di venti ragazzi, guidati da un uomo, tutti con i volti coperti da foulard con il segno della svastica, è avvenuto verso le 17,30 di sabato in alcuni negozi nel quartiere Pigneto gestiti da extracomunitari bengalesi e senegalesi. Il gruppo che, a quanto raccontano alcuni testimoni presenti al momento dell'aggressione, prendeva ordini in italiano dall'uomo che li guidava, era armato di bastoni. Il gruppo ha colpito alcuni esercizi commerciali e un'abitazione tra via Macerata e via Ascoli Piceno. In questa seconda via hanno danneggiato due vetrine e un frigo bar di un negozio di alimentari ed le vetrine di un call center. In via Macerata sono stati assaltati un altro locale di alimentari e la vetrata di un portone di un'abitazione. Un cittadino del Bangladesh, che gestisce un bar, è stato pestato a sangue.

Il fatto che un agguato neonazista ai danni di un migrante si sia consumato al Pigneto assume un significato politico forte: il Pigneto è un quartiere popolare della Capitale fortemente simbolico dell'identità di sinistra e della capacità d'integrazione degli immigrati nella capitale. Vi si ritrovano luoghi di aggregazione come il centro sociale Snia Viscosa, uno dei più grandi e attivi della capitale, il Bar Necci, famoso per essere stato il bar di Pier Paolo Pasolini, e una storica sede dell'Associazione Partigiani Italiani. Set "naturale" di film del neorealismo - Rossellini scelse un suo condominio per ambientare «Bellissima» - ha conosciuto lunghi anni di degrado, fino alla «rinascita», a metà anni '90, che lo ha portato ad essere luogo di ritrovo di artisti e musicisti che sfruttano gli spazi del Circolo degli Artisti per proporre le loro performance. È stato proprio in virtù del suo passato di quartiere degradato che molti immigrati, prevalentemente dal Bangladesh, hanno scelto di aprire al Pigneto attività commerciali di vario tipo, bazar e bar in particolare, sfruttando il basso costo dei locali.

Il bar in cui si è consumato l'agguato, in particolare, è luogo prescelto da immigrati bengalesi, cingalesi, indiani e pakistani della Capitale per seguire i mondiali di cricket, sport nazionale in quei Paesi, con in più una piccola delegazione di studenti italiani fuori sede, anche loro assai numerosi nei condomini che affacciano sulla Circonvallazione Casilina.

Non lontano dal Pigneto, a Casal Bertone, lo scorso anno un aggressione simile è stata subita dal laboratorio teatrale autogestito «Caslab», in via di Portonaccio. Un episodio duramente contestato dai cittadini, oltre che dai frequentatori del laboratorio, che accusarono il Circolo Futurista, vicino a posizioni di destra, che ha sede nella stessa zona.

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