Class action. Ovvero, ricorsi collettivi all'americana, anche se in Italia potremo farli davvero da luglio. O singoli ricorsi, come assoli. Mentre chi ci sa fare con internet in queste ore smanetta sul computer bombardando con migliaia di email il sito del Comune di Roma per chiedere i rimborsi delle multe pagate per colpa delle strisce blu istituite dal 2004

Grazia Maria Coletti

Lo chiamano effetto-Tar. È la conseguenza della sentenza della II sezione del Tribunale amministrativo regionale. Giovedì scorso, accogliendo il ricorso del Codacons, i giudici amministrativi hanno cancellato la sosta tariffata all'Ostiense, quartiere limitrofo al centro storico invaso dagli habitue dei locali notturni. Offrendo anche lo spunto al Campidoglio per ridisegnare un più equilibrato rapporto tra parcheggi a pagamento e gratuiti. Ma pure la sponda ai ricorsi. E poco importa che il Tar, bocciando la seconda richiesta del Codacons, abbia deluso le aspettative di recuperare il denaro speso in multe. Gli automobisti romani ci provano lo stesso. E l'avvocato Carlo Rienzi, presidente del Codacons, l'associazione al fianco di consumatori e utenti, ci dice come.

CLASS ACTION È un'azione di massa, che il Codacons sta mettendo a punto contro la Sta, che ha elevato e incassato le multe sulle strisce blu per ottenere i rimborsi delle contravvenzioni pagate dal 2004. Possono aderirvi gli automobilisti che hanno pagato multe per non aver messo il ticket sulle strisce blu semplicemente inviando una email al sito www.codacons.it del Codacons. Ma la «class action» non potrà partire prima di luglio, data in cui sarà davvero possibile fare ricorsi collettivi anche in Italia. Sullo stesso sito, da due giorni, è pubblicato il modulo per l'adesione.
RICORSO SINGOLO Il singolo automobilista può chiedere la restituzione di quanto già versato direttamente al Comune che ha elevato la contravvenzione, utilizzando un altro modulo che il Codacons ha pubblicato da ieri sul suo sito. Si compila e si invia all'indirizzo email del proprio Comune e, per conoscenza, anche a quello del Codacons. L'alternativa è la lettera raccomandata.
MULTA NON PAGATA Chi ha ancora la multa nel cassetto, può fare ricorso entro i 60 giorni al giudice di pace. Si deve chiedere la nullità della multa previa «disapplicazione della delibera del Comune di Roma 104 del 2004 annullata dal Tar del Lazio con effetto erga omnes», spiega ancora l'avvocato Rienzi. Il ricorso al giudice di pace si fa con l'avvocato o da soli. In questo caso bisogna andare dal giudice di pace, e depositare il ricorso. Tra le cose da scrivere non bisogna dimenticare di citare la multa, con il numero del verbale, e allegarlo. Si deve indicare anche che la multa è stata presa in una via nelle cui vicinanze non ci sono parcheggi gratuiti; che quella via è stata individuata, come tutte le altre, in forza di una delibera del 2004 annullata dal Tar con efficacia erga omnes; che di conseguenza la strada in questione con effetto ex tunc non è più da considerarsi strada con parcheggio tariffato e che comunque la delibera del 2004 che l'ha individuata è illegittima, per violazione del codice della strada. Si chiede quindi l'annullamento della multa. Non ci sono versamenti di denaro da fare per depositare il ricorso.
DA AZZERARE Il Codacons ha inviato al ministro degli Interni e ai prefetti una richiesta, sulla base dell'articolo 140 del Codice del Consumo, la norma che attribuisce alle associazioni di consumatori il diritto di chiedere allo Stato la emissione di atti che possono impedire e prevenire danni ai cittadini, affinché annulli d'fficio le delibere comunali che istituiscono zone di parcheggi a pagamento nelle città, senza assicurare aree di parcheggi gratuiti e blocchi le multe, laddove non è rispettata la proporzione tra i primi e i secondi.
LA DENUNCIA La sentenza del Tar ha annullato la delibera 104 del 2004 per omissione di atti dovuti, come la necessaria istruttoria sulle varie zone tariffate. Il Tar ha bocciato l'istruttoria svolta, per incarico del Comune, dalla stessa Sta, ossia la società privata che era interessata ad incassare le multe. «Il Tar - osserva il Codacons - ha correttamente rilevato che la Sta, soggetto interessato, non poteva svolgere l'istruttoria per palese conflitto di interesse e incompatibilità, avendo tutto l'interesse ad incrementare gli incassi. Di qui è scaturita la doverosa denuncia alla Procura della Repubblica, inoltrata insieme alla sentenza del Tar dal Codacons, per accertare se in tale modo di procedere sia ravvisabile un abuso di atti di ufficio, punito dall'articolo 323 del Codice Penale. Chi, infatti, ha incaricato un soggetto incompatibile - conclude il Codacons - può essere ora indagato penalmente dalla procura romana».

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