Oggi il presidente Usa a Roma chiederà a Berlusconi più impegno per l'Afghanistan

  

George W. Bush atterrato a Roma

 

di MARIO CALABRESI
 

ROMA - George W. Bush arriva a Roma per la sesta volta da quando è presidente e porta a Silvio Berlusconi una richiesta e una delusione: chiede un maggiore impegno in Afghanistan ma gela le aspettative che l'Italia possa entrare nel gruppo che negozia con l'Iran il dossier nucleare.



Da giorni crescono le voci e le speranze per un maggior coinvolgimento del nostro Paese nella trattativa con Teheran, portata avanti dal gruppo chiamato "5+1" che comprende i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu a cui si è aggiunta la Germania. Gli Stati Uniti hanno più volte sottolineato di appoggiare la richiesta italiana per un ingresso nell'organismo e avevano promesso di perorare la nostra causa presso la cancelliera tedesca Angela Merkel, contraria ad un ampliamento del gruppo, tanto che ieri il ministro degli Esteri Frattini si diceva ottimista. Si è pensato che potesse essere un riconoscimento alla disponibilità del governo Berlusconi ad un maggior coinvolgimento in Afghanistan e Iraq. Ieri sera però, a bordo dell'Air Force One, nel volo che portava Bush a Roma, la numero due del consiglio della sicurezza nazionale, Judy Ansley, ha prima detto di non avere riscontri che il tema fosse stato affrontato nei colloqui in Germania per poi aggiungere: "Non so quanto sia realistico che l'Italia entri a far parte del gruppo".

"Chiaramente l'Italia - ha sottolineato la Ansley - vuole far parte dell'organismo, esiste una richiesta in tal senso fatta da molto tempo, anche dal governo precedente, e mi aspetto che la cosa venga discussa a Roma. Ma la Germania ha detto pubblicamente che desidera tenere la composizione del 5+1 così come è oggi. Gli italiani sono stati ovviamente inclusi in consultazioni collegate alla vicenda. Ma per quanto riguarda il far parte del gruppo, non so quanto sia realistico".

L'altro tema di discussione sarà l'Afghanistan. Qui la Casa Bianca sottolinea come "sia gli Stati Uniti, sia la Nato abbiano richiesto a tutti i Paesi che fanno parte della coalizione di aumentare i loro sforzi". "Sarà interessante ascoltare - ha spiegato l'assistente di Bush - quali saranno le idee di Berlusconi sul contributo italiano in Afghanistan. Ovviamente speriamo che vi sia un aumento dell'impegno, pensiamo che il governo italiano sia disposto a fare di più, non sappiamo se in termini di truppe o di assistenza o altro". La Casa Bianca ha sottolineato che molti Paesi dopo il vertice Nato di Bucarest hanno già dato un contributo più consistente.

Ma al centro dei pensieri di Bush, dei suoi ultimi mesi di presidenza e del viaggio europeo, sembra esserci un solo vero tema: l'Iran. Ieri il presidente americano ha duellato a distanza con il leader iraniano Mahmud Ahmadinejad e ha ribadito che tutte le opzioni, inclusa quella militare, sono ancora sul tavolo. Ma il presidente iraniano ha sfidato Bush: "Il suo tempo è finito, non è in grado di darci nemmeno un pizzicotto e non sarà in grado di prendere nemmeno un centimetro della sacra terra dell'Iran". Ahmadinejad, durante un comizio, ha raccontato che quando le truppe americane hanno invaso l'Afghanistan e l'Iraq l'intenzione era di accerchiare l'Iran per poi attaccarlo: "Fin dall'inizio eravamo il loro obiettivo. Ho informazioni precise su un incontro avuto da Bush con i suoi generali durante la sua visita nella regione (nel gennaio scorso). Lui voleva convincerli ad attaccarci, ma loro gli hanno presentato un quadro della situazione che lo ha spaventato a tal punto che poi è scappato in Australia e per due giorni non è riuscito a parlare bene. Ora - ha concluso Ahmadinejad - è tornato a pensarci, ma gli assicuro che non potrà realizzare i suoi sogni".

Bush alla fine della sua visita in Germania ha detto che la diplomazia "resta la prima scelta" per risolvere il problema del nucleare iraniano ma ha ripetuto "che tutte le opzioni restano aperte: se scelgono di continuare ad essere ostinati ci saranno nuove sanzioni". E la cancelliera Merkel ha spiegato che per fare ulteriori pressioni sull'Iran si agirà colpendo gli interessi finanziari e le banche iraniane in Europa.

Nel suo viaggio d'addio all'Europa il presidente americano ha cominciato anche a tirare le somme sulla sua presidenza e a discutere la sua eredità. Ieri ha sottolineato che non esistono piani per basi Usa permanenti in Iraq e ha raccontato di non avere ripensamenti sull'invasione, "perché era la decisione giusta", ma di rimpiangere piuttosto il tono usato per spiegarne le ragioni, tono che ha fatto sì che venisse "frainteso". "Col senno di poi - ha spiegato - avrei potuto usare un tono differente, un atteggiamento diverso. L'uso di frasi come "fatevi sotto" o "lo prenderemo vivo o morto" parlando di lotta al terrorismo o di Saddam Hussein hanno dato alla gente l'idea che io non fossi una persona che vuole la pace ma una persona ansiosa di fare la guerra".

 

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