Il tragico elenco dei calciatori morti sul campo. Tra i miracolati Antognoni, Casiraghi e Lionello Manfredonia

Morire su un campo di calcio: da Ferraris IV a Taccola, da Curi a Foè il tragico elenco dei caduti del pallone si allunga sempre più. E la fine di Antonio Puerta, il difensore spagnolo del Siviglia stramazzato al suolo sabato durante l'incontro con il Getafe e morto oggi in conseguenza dei danni cerebrali procurati dal prolungato arresto cardiaco, suscita insieme il lutto di un'intera nazione gioiosamente dipendente dal pallone e gli interrogativi su eventuali carenze preventive per un giocatore che già aveva avuto problemi seri.

La tragica storia di Antonio Puerta non è un'eccezione nel calcio: tanti gli episodi che si contano tra i dilettanti, ma alcune tragedie si sono consumate anche sui campi professionistici e sono quelle che rimangono scolpite nella memoria collettiva. Il primo della serie è Attilio Ferraris IV, campione del mondo 1934, uno dei leoni di Highbury, che Pozzo non convocò per i mondiali successivi per la sua vita spericolata. Morì su un campo di calcio a 43 anni in una partita tra vecchie glorie.

Il 30 ottobre 1977 si interruppe tragicamente la carriera di Renato Curi: il 24enne centrocampista del Perugia si accasciò, per un arresto cardiaco che non gli lasciò scampo, cinque minuti dopo l'inizio della ripresa, nella gara casalinga di campionato con la Juventus, disputata sotto una pioggia torrenziale. Nel 1987, l'8 novembre, un giocatore della Pro Patria, Andrea Ceccotti, fu colpito da trombosi alla carotide e si accasciò mentre era in campo per la partita di serie C2 con il Treviso; entrò quasi subito in coma irreversibile e morì sei giorni dopo. Il 26 giugno 2003, durante la semifinale di Confederations Cup tra Camerun e Colombia, un arresto cardiaco fu fatale a Marc Vivien Foè, centrocampista camerunense di 28 anni, che si accasciòall'altezza del cerchio di centrocampo e a nulla valsero i tentativi dei soccorritori, che cercarono di rianimarlo per più di un'ora. Sei giorni più tardi la stessa sorte è toccata ad un giocatore brasiliano del Botafogo, il difensore 21enne Max, che aveva accusato un malore durante l'allenamento ed è morto dopo il suo ricovero in ospedale. Miklos Feher aveva 23 anni e giocava nel Benfica quando, il 25 gennaio 2004, un aneurisma al cervello lo stroncò nei minuti di recupero della gara con il Vitoria Guimaraes: nonostante il ritardo dell'ambulanza, che non riuscì a entrare in campo perchè un muretto, poi demolito in gran fretta, ne impediva l'accesso, l'attaccante ungherese fu soccorso, ma fu tutto inutile: Feher morì in ospedale. Sempre nel 2004, il 27 ottobre, una tragedia colpì il campionato brasiliano: nella gara tra Sao Paulo e Sao Caetano, al 14' minuto della ripresa, Paulo Sergio Da Silva, detto Serginho, giocatore del Sao Caetano, cadde a terra privo di sensi: immediati scattarono i soccorsi, che tentarono per quasi un'ora di rianimare il giocatore, ma ogni tentativo risultò vano. Tante le tragedie, ma anche qualche episodio con tanta paura e un lieto fine: tra le vicende più note c'è quella di Lionello Manfredonia, il difensore della Roma che fu colpito da infarto nel dicembre del 1989, durante una gara di campionato, a Bologna. Decisivi per lui si rivelarono i massaggi cardiaci che riuscirono a tenerlo in vita mentre l'ambulanza lo trasportava in ospedale: Manfredonia riuscìa sopravvivere e qualche mese dopo abbandonò il calcio.

Anche uno dei Campioni del Mondo dell'82 rischiò la morte sul campo di gioco: qualche mese prima del mundial, il 21 novembre 1981, Giancarlo Antognoni riportò un forte trauma alla testa dopo un violento scontro di gioco con il portiere del Genoa Martina. Il giocatore della Fiorentina perse i sensi e si salvò grazie alla respirazione bocca a bocca ed al massaggio cardiaco praticati dal massaggiatore e dal medico. Andò bene anche all'attaccante brasiliano Marlon Brandao, che il 24 ottobre del 1991 si scontrò con Luca Marchegiani nel secondo tempo di Torino-Boavista di Coppa Uefa: il giocatore della squadra portoghese riportò un trauma cranico con choc convulsivo e arresto cardiaco, ma l'intervento del medico del Torino evitò che la situazione precipitasse. Ancora nel 1991 un altro scontro di gioco coinvolse lo juventino Pierluigi Casiraghi e il genoano Nicola Caricola, che ebbe la peggio e subì un arresto cardiaco, ma grazie ai primi soccorsi il giocatore ebbe salva la vita.

 

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