Fece il croupier, il cabarettista e diresse 'L'indipendente' . Il conduttore televisivo era ricoverato da cinque mesi all'ospedale San Raffaele di Milano per gravissimi problemi cardiaci e polmonari. Martedì i funerali nella chiesa di San Marco. La sua carriera televisiva iniziò all'inizio degli anni '70: lavorò a Telemontecarlo, in Rai e per la vecchia Fininvest. La scorsa primavera l'ultimo programma su Raiuno, Apocalypse Show

Roma, 12 lug. (Adnkronos/Ign) - Il noto conduttore televisivo Gianfranco Funari è morto all'alba all'ospedale San Raffaele di Milano. Funari era ricoverato da cinque mesi per gravissimi problemi cardiaci e polmonari. I funerali si svolgeranno martedì prossimo, 15 luglio, alle 14.45 nella chiesa di San Marco, a Milano.

Nato a Roma il 21 marzo 1932, l'anno scorso, proprio dopo aver compiuto 75 anni, era tornato a distanza di due lustri al grande pubblico televisivo, con lo show del sabato sera primaverile di Raiuno 'Apocalypse Show', che grazie al consueto gusto per la provocazione del conduttore non aveva mancato di far discutere, anche per gli ascolti non proprio lusinghieri. Dopo la seconda puntata, e l'abbandono del coautore Diego Cugia, il programma aveva anche cambiato nome diventando 'Vietato Funari', un nome che ironizzava sulla lunga lontananza dalla Rai dello showman.

La sua carriera quasi quarantennale nella tv era infatti iniziata sulla Rai all'inizio degli anni '70, quando Funari aveva già al suo attivo un'esperienza pluriennale di croupier e un ingresso nel mondo dello spettacolo grazie al cabaret. Fu alla fine degli anni '50 che iniziò a lavorare come rappresentante di una società di acque minerali ma, dopo aver conosciuto l'ispettore del Casinò di Saint Vincent, esordì come croupier. Si trasferì poi ad Hong Kong dove lavorò per sette anni in un casinò locale. Nel 1967 tornò a Roma, dove Luciano Cirri de 'Il Borghese' gli propone di lavorare nel cabaret al 'Giardino dei supplizi', noto locale romano: ma dopo pochi mesi, Funari (cresciuto in una famiglia col padre socialista e la madre comunista) in polemica con linea politica de 'Il Borghese' decise di andarsene.

Alcuni giornalisti de 'Il Tempo, insieme a un grosso commerciante di elettrodomestici e a un'agenzia di viaggi, avevano nel frattempo preso in gestione il 'Sette per otto', locale da cui era uscito Paolo Villaggio: mentre si esibiva qui, Funari venne notato da Oreste Lionello. Verso la fine del 1968 lo notarono anche una signora milanese molto amica di Mina Mazzini e di Gianni Bongiovanni, titolare del mitico 'Derby' (tempio milanese del cabaret), che gli propose di trasferirsi a Milano. Il 30 aprile 1969 Gianfranco Funari fece il suo esordio al 'Derby': sei giorni per 30.000 lire a serata. Vi rimarrà per sei anni come interprete di monologhi centrati sulla satira di costume. In quel periodo incise perfino un 33 giri "Ma io non canto... faccio finta". Diresse anche lo spettacolo 'Da dove vieni tu?' interpretato da 'I Moromorandi', un formidabile trio composto da Giorgio Porcaro, Fabio Concato e da un terzo ragazzo che oggi è un funzionario delle tasse; dirige anche un altro gruppo di cui fa parte il duo comico Zuzzurro e Gaspare.

Nel 1970 Funari fece il suo debutto in video in 'La domenica è un'altra cosa' con Raffaele Pisu. Nel 1974 è la volta di 'Foto di gruppo' su Raiuno di Castellano e Pipolo, sempre con Pisu, in cui Funari ha un angolino per intrattenere il pubblico con un monologo. Nel 1975 è a Torino per presentare 'Più che altro un varietà' per la regia di Piero Turchetti con Minnie Minoprio e il Quartetto Cetra. Nel 1978 Funari scrive un romanzo 'Famiglia svendesi'. Poi recita nel film ad episodi 'Belli e brutti ridono tutti', diretto da Domenico Paolella e interpretato da Luciano Salce, Walter Chiari, Cochi Ponzoni, e Riccardo Billi.

Sul finire degli anni '70 ha l'idea di 'Torti in faccia', un programma nel quale tre persone discutono con altre tre di opposta categoria (vigili-automobilisti, inquilini-proprietari), che propose a Raiuno, che però lo rifiutò sostenendo che "non è nello spirito" della prima rete. Nel 1979 incontrò Paolo Limiti, che allora si occupava dei programmi di Telemontecarlo: alla fine, 'Torti in faccia' va in onda sulle frequenze dell'emittente monegasca dal maggio 1980 al maggio 1981 (59 puntate) con grande successo. Funari si erge a profeta e paladino degli indifesi, tre stagioni di grande successo, 128 puntate fino al 1983.

Pochi mesi dopo Giovanni Minoli, allora alla guida di Raidue, gli offre la seconda serata del venerdì. Avendo ancora un contratto con Telemontecarlo il suo passaggio in Rai viene gestito dai vertici di Viale Mazzini e di Tmc: la Rai cedeva all'emittente monegasca film e telefilm, in cambio del 10% della proprietà di Tmc alla Rai e del suo passaggio in Rai. Il 20 gennaio 1984 inizia la prima edizione di 'Aboccaperta' su Raidue. Nel dicembre dello stesso anno conduce 'Jolly goal', gioco a premi con il pubblico, in onda la domenica pomeriggio all'interno di 'Blitz'.

Nell'autunno 1987 su Raidue parte 'Mezzogiorno è', poi conduce 'Monterosa '84' in seconda serata. Ma il conduttore verrà cacciato dopo che aveva invitato La Malfa in trasmissione, benché gli fosse stato ordinato di non farlo. All'inizio degli anni '90 Funari passa a Italia1. Con la sigaretta perennemente fra le dita, con abbondante andrenalina, mette alla gogna i politici e, nell'estate 1992, reo di avere espresso il suo disagio all'interno delle reti Fininvest, viene allontanato. L'anno seguente, vinta la causa con il gruppo Fininvest, torna a Rete 4 per presentare 'Funari news'. Dopo una breve e sfortunata parentesi alla direzione del quotidiano 'L'Indipendente', approda su Odeon TV per presentare il programma del mezzogiorno 'L'edicola di Funari'. Nel 1996 un fugace ritorno a Raidue, la domenica pomeriggio come conduttore di 'Napoli capitale', talk-show politico che offre ai candidati alle elezioni un'arena per sfogare frustrazioni e rancori. Concluso anzitempo il contratto, Funari riparte con 'Zona franca', quindi conduce 'Allegro... ma non troppo' sugli schermi di Antenna 3 Lombardia. Qui inizia a frequentare Morena Zapparoli, figlia del suo psicanalista, che sposerà otto anni dopo.

L'abilità di Funari-conduttore è stato fermarsi sulla soglia del suo sapere per lasciare spazio al sapere dell'altro: grazie a un fiuto infallibile, ha capito tutti i rituali della tv generalista e in più, a differenza di altri conduttori, ha saputo quando bisognava comportarsi da "ignorante" per rispettare l'altrui pensiero. Alla fine del 2005, in un'intervista, Funari fa gran parlare di sé lanciando un appello in cui dice di essere ormai prossimo alla morte e in cui invita i giovani a non fumare: "Ho cinque by pass, ragazzi, vi prego, non fumate. Non fumate!". Un appello che aveva ripetuto con le lacrime agli occhi anche su Canale5, ospite di un'indimenticabile intervista di Paolo Bonolis a 'Il senso della vita', prima di tornare in tv da conduttore con il programma dello scorso anno su Raiuno.

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