Nella storia del cinema mondiale, tra i nomi femminili di maggiore spicco, un posto al sole è sicuramente occupato da una grandissima diva italiana: Gina Lollobrigida.

Nata a Subiaco, di modeste origini, diplomata all’Accademia delle Belle Arti, si è messa in luce in una memorabile edizione di Miss Italia. Da lì è partita di slancio una carriera cinematografica che ha pochi uguali e che ha fatto della “Lollo” (come è internazionalmente soprannominata) affascinante ambasciatrice del “Made in Italy”, senza tempo e senza età.

A partire dal 1946, dopo le prime “particine”, Gina è poi comparsa in oltre sessanta pellicole, nella maggior parte dei casi da splendida protagonista.

Dotata di una bellezza tipicamente mediterranea, col seno prorompente e la vita sottile, il volto bellissimo ed espressivo, ha unito una forte personalità a un istintivo temperamento artistico.

Sarà una “coincidenza” che è una delle poche artiste italiane conosciute in ogni angolo della terra e che ha lavorato ovunque, venendo scritturata indifferentemente da Hollywood a Parigi?

Gina Lollobrigida è stata diretta dai più grandi registi del mondo, recitando al fianco degli attori più famosi.

Per rendersene conto basta consultare la sua prestigiosa filmografia: da “Pane amore e fantasia” di Comencini con Vittorio De Sica a “Fanfan la Tulipe” di Christian Jaque con Gerard Philipe, da “La Romana” di Luigi Zampa a “Sacro e profano” con Frank Sinatra, da “Mare matto” con Jean Paul Belmondo a “La donna di paglia” con Sean Connery, da “Trapezio” con Burt Lancaster e Tony Curtis a “Torna a settembre” con Rock Hudson, da “Salomone e la regina di Saba” con Yul Brinner a “Un bellissimo novembre” di Mauro Bolognini. E questi sono solo alcuni dei titoli, tanto per fare qualche nome.

Ad aumentare i suoi “pregi”, c’è anche la considerazione che la Lollo era una delle poche dive della sua generazione ad andare avanti “esclusivamente” con le sue forze, senza “pigmalioni” alle spalle.

Da sottolineare che la “Gina nazionale”, anche nel periodo di massima popolarità, non ha mai cercato di alimentare il “gossip”, mantenendo sempre una certa discrezione per il suo privato, evitando di dare più del dovuto in pasto alla stampa il marito medico Milko Skofic e il figlio Milketto.

I giornali dell’epoca semmai scrivevano pagine e pagine sulla sua presunta rivalità con Sophia Loren, altra grandissima star. Vero o inventato che fosse, quel dualismo ha giovato ad entrambe, moltiplicando in modo esponenziale le rispettive notorietà, proprio come nei casi di altre celeberrime “inimicizie” storiche (vedi Mina-Milva, Rivera-Mazzola, Bartali-Coppi e Callas-Tebaldi).

Altro grande merito di Gina Lollobrigida è stato quello di ritirarsi dalle scene per tempo, quando si è resa conto che la qualità delle proposte stava cominciando a “scadere”, evitando di finire in progetti non alla altezza della sua fama e lasciando un ricordo indelebile dei suoi lavori nel periodo di massimo splendore:

sarebbe stata una fitta al cuore per i suoi ancora tantissimi ammiratori vederla, ad esempio, schiacciata nel tritacarne della fiction.

Gina, negli ultimi anni, ha preferito dedicarsi ad altre espressioni artistiche, come la fotografia e la scultura, sempre con lo stesso impegno e uguali tenacia e bravura.

Tutto questo ed altro è emerso nella recente Retrospettiva a lei dedicata ad Assisi nell’ambito della Rassegna “Primo piano sull’Autore”, organizzata da Franco Mariotti per l’Associazione Culturale Amarcord, col contributo del ministero per i Beni e le Attività Culturali e lo stesso comune di Assisi.

La Lollobrigida è intervenuta personalmente, dispensando vitalità, energia, calore umano e ironia.

A dimostrazione che l’assurgere a “icona” non è mai un caso.