di Marco Damilano
Vanno bene i diritti civili. Ma bisogna dare priorità alle questioni economiche e sociali. Il ministro detta le regole al governo. E al futuro Partito democratico. Colloquio con Rosy Bindi
Rosy Bindi
Nessuno si aspettava gli applausi con una Finanziaria così impegnativa. Ma un conto è la gazzarra al Motorshow, un conto è Mirafiori: quello è un campanello d'allarme che non possiamo ignorare... Il ministro della Famiglia Rosy Bindi non è intimorita da fischi e sondaggi negativi. La preoccupano di più le divisioni nel centrosinistra sui temi etici e il travaglio sul Partito democratico. "Abbiamo ereditato da Berlusconi un paese in difficoltà. Dovremo riuscire a unirlo comprendendo che ci sono domande profonde cui si può rispondere con un'unica politica. L'unica soluzione per paradosso sta nella Finanziaria così contestata e nel programma che continueremo ad attuare".

Fassino chiede un cambio di passo. Un modo diverso per parlare di fase due?
"Rifiuto questa terminologia. Non c'è la fase due, siamo pienamente dentro il programma del governo. Abbiamo cominciato a fare le scelte giuste: redistribuzione del reddito, stabilizzazione dei rapporti di lavoro, sostegno alla crescita. E poi la riforma delle professioni, le liberalizzazioni di Bersani, il documento di Rutelli. Dobbiamo ascoltare il sindacato disponibile a discutere delle pensioni, rispettando situazioni di lavoro più delicate di altre. Un governo di centrosinistra deve dare priorità alle questioni economiche e sociali: lavoro, scuola, giovani, anziani. Poi, per carità, è giusto occuparsi dei diritti individuali. Ma una sinistra che appare eccessivamente concentrata sui diritti civili e dimentica le altre questioni rischia di non essere all'altezza delle vere sfide".

Per 'L'Osservatore Romano' la vostra priorità è "sradicare la famiglia". Come replica, da ministro della Famiglia e cattolica?
"Con serenità, vorrei ricostruire la verità dei fatti. Il primo rischio di sradicamento è la precarietà dei giovani. Al nostro governo va riconosciuto il primo passo verso una politica familiare degna di un paese europeo: nella Finanziaria ci sono 6 miliardi di euro per le famiglie con figli, la tutela della maternità per le lavoratrici precarie, la rete degli asili nido, il fondo famiglia, il rilancio dei consultori...".

È necessario che il governo presenti una legge sulle coppie di fatto? Anche Rutelli ha espresso riserve...
"Una legge serve, per evitare lo zapaterismo strisciante anche in Italia. E il governo deve assumersi la responsabilità di una mediazione alta per non essere esposto alle incertezze del vuoto legislativo, lasciando naturalmente al Parlamento piena libertà di esprimersi. Una legge con due paletti: la priorità della famiglia e la non discriminazione per le persone. Non abbiamo mai parlato di matrimoni gay. Non riconosceremo mai le unioni civili in quanto tali, ma solo i diritti delle persone che ne fanno parte e che non vanno discriminate. Tutto questo allarmismo è francamente ingiustificato: da credente mi preoccupa che si voglia ignorare che il 45 per cento delle coppie si separa nei primi cinque anni di matrimonio, una coppia su quattro convive. Non si può ignorare questa realtà. Non lo può fare la politica e neppure la Chiesa nella sua pastorale".

Su eutanasia, droga, Pacs l'Ulivo si divide: sugli interessi siete uniti, sui valori no.
"Sono temi politici che non si possono affrontare esternando la propria coscienza. Serve una tessitura paziente. E invece ciascuno vuole piantare la bandiera pensando così di contare anche su altre questioni. C'è un fondamentalismo laicista che non rende giustizia a vicende dolorose come quella di Piergiorgio Welby che rischia di diventare oggetto di strumentalizzazione politica. E tra i cattolici c'è la corsa ad accreditarsi prima degli altri".

Con il Partito democratico le distanze tra laici e cattolici sono aumentate: sarebbe meglio lasciar perdere?
"Non mi scandalizza che ognuno arrivi all'appuntamento orgoglioso della sua identità. Ma sarebbe meglio darci qualche assicurazione sulla meta. Tutto questo succede perché non ci fidiamo gli uni degli altri. C'è qualche furbizia di troppo".

Quale?
"Si dice: 'Intanto facciamolo, poi vediamo'. Invece dal come dipende il se. Ha suscitato allarme la proposta di vendere le sedi Ds e Margherita. Ma davvero qualcuno pensa che possiamo fare il Pd nelle sedi dei vecchi partiti? Un nuovo partito nasce soprattutto per dare una casa politica a chi non ce l'ha. I partiti fondatori devono fare un passo indietro, per superare due grandi mali: la burocrazia delle tessere e la tentazione del leaderismo".
Il tedesco Martin Schulz dice che voi ex dc vi dovrete convertire alla socialdemocrazia. Entrerete nel Pse?
"Schulz non deve pensare di avere sempre di fronte Berlusconi. Quando discute con noi, per favore, deve capire meglio di cosa stiamo parlando. La Dc è stata un partito riformista di centrosinistra. E i cattolici sono fondamentali nel Pd. Nel Pse non comprendono la nostra originalità. Entrare nel Pse significherebbe ammettere che esiste una cultura del Novecento adeguata alle sfide del nuovo secolo. Non possiamo ingabbiarci in quella inadeguatezza: sono loro che devono uscire da se stessi. E se qualcuno ha in testa la Cosa quattro se lo scordi. Non rientra dalla finestra dell'Europa quello che è uscito dalla porta dell'Italia".

Il treno del Pd può ancora deragliare?
"La strada è tracciata, ma c'è tanto lavoro da fare. Nella Margherita rischi non ne vedo. Anche Arturo Parisi chiede più partito democratico, non meno".

E nei Ds?
"C'è un travaglio che non possiamo sottovalutare e che va capito. Nonostante i cambiamenti di nome, è la prima volta che i Ds sono chiamati a superare la storia del partito. Con la Margherita noi popolari abbiamo rinunciato a 'Il Popolo', una delle cose migliori della Dc. Ora i Ds hanno gli stessi problemi. Per esempio, questa estate si chiedevano: con il Pd le feste dell'Unità ci saranno ancora?".

Ecco: ci saranno altre feste dell'Unità?
"Secondo me, no. Penso che sia un bene che i compagni prendano le ferie per cucinare i tortellini. È un patrimonio da valorizzare, in un'epoca di politica da salotto. Ma una volta compiuto il processo faremo la festa del Partito democratico. E mi auguro che non sia la fotocopia di una festa dell'Unità o della Margherita".

Per lei, forse, cucineranno volentieri. Non so se lo faranno per la senatrice Binetti...
"Dovrà imparare anche lei a fare i tortellini...".

Basterà a rassicurare Fabio Mussi?
"Ho grande stima per lui. Mi preoccuperebbe un Pd che espelle le istanze della sinistra Ds e fa nascere alla sua sinistra una forza consistente".

E nella Margherita? Tutto tranquillo?
"La Margherita va al suo congresso più unita di quello che sembra e meno unitaria di quello che dimostra. Nella mozione di Rutelli ci sono più anime di quello che appare e la partita è tutta da giocare".

Quale partita?
"Noi cattolici democratici dobbiamo avere un ruolo nella costruzione del Pd. Nel Pd dobbiamo fare quello che non siamo riusciti a fare nella Margherita. Inutile nasconderselo, la Margherita come partito nuovo non è riuscita: le 500 mila tessere stanno lì a dircelo. Con questa opacità non possiamo andare nel Pd. Se scatta il meccanismo delle tessere anche lì abbiamo mancato l'obiettivo. Non possiamo nasconderci in una sola mozione".

Al congresso lei si distinguerà nella mozione Rutelli?
"È possibile presentare più liste".

Chi guiderà il nuovo partito?
"Un leader naturale non c'è. E non vedo neppure candidati naturali. L'unico riconosciuto come garante da tutti è Prodi. Poi v'è una leadership plurale, donne e uomini, ognuno giochi la sua partita".

Se salta tutto potete tornare con Casini. C'è spazio per un progetto neocentrista?
"Il rischio c'è, se sommiamo le sirene al centro con le difficoltà a sinistra. Ma è qui che si misurano la coerenza e la nobiltà di una classe dirigente che ha scelto il Pd. Apprezzo il coraggio di Casini, anche se non tutto l'Udc lo seguirà. Il governo e la maggioranza non devono essere sordi, lo dico anche a Rifondazione. Mi auguro che Casini faccia un buon lavoro nel centrodestra. Respingo al mittente la subordinata, la caduta del governo Prodi. Dovrebbe essere il primo a sostenere Prodi premier".

Per la guida del Pd si parla di Anna Finocchiaro, lei nei sondaggi è la più amata dell'Ulivo. Anche in Italia è l'ora della candidata donna?
"Ci sono quattro uomini nelle alte cariche dello Stato più due segretari di partito uomini, persone degnissime. Ma pensiamo davvero che non ci siano sei donne che possono sostituire questi sei uomini? E poi, perché candidare sempre una sola donna? Per favore, non una sola".