Il leader libico equipara il bombardamento a cui è sfuggito nell'86 alle azioni contro Al Qaeda. Frattini laconico: "Un'affermazione forte, del resto mica possiamo essere d'accordo su tutto"E al Campidoglio critica il sistema italiano. Alemanno: "Non accettiamo lezioni di democrazia"

 

ROMA - "Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente".

Gheddafi lancia un attacco durissimo in una requisitoria di oltre un'ora a Palazzo Giustiniani. E in serata al Campidoglio, aggiunge: "Il partitismo è l'aborto della democrazia. Se il popolo italiano me lo chiedesse, io darei il potere al popolo italiano, annullerei i partiti".
Il bombardamento americano. Ma andiamo con ordine. La seconda giornata del colonnello a Roma si è aperta con l'incontro con i senatori. Un j'accuse pesante, quello pronunciato dal leader libico, che rievoca il bombardamento di Tripoli e Bengasi nell'86, quando i razzi americani gli uccisero una figlia adottiva e lui si salvò grazie all'avvertimento degli italiani, in particolare "dell'amico" Giulio Andreotti, allora ministro degli Esteri.
Il gelo del governo. Parole dure che sono state accolte con freddezza dal governo. "Certo è un'affermazione forte, del resto mica possiamo essere d'accordo su tutto", replica lapidario il ministro degli Esteri Franco Frattini ai giornalisti che gli chiedono di commentare le critiche agli Usa del colonnello.
"Usa come Al Qaeda"."Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?", chiede Gheddafi, lo sguardo fisso sulla platea dei senatori, avvolto nel drappeggio della sua tunica immacolata. E insiste: "Con il terrorismo, che condanniamo, dobbiamo dialogare, cercare di capire le ragioni vere di questo fenomeno pernicioso". E, per farlo, dobbiamo "dialogare anche con il diavolo, se necessario".

Dirottato a Sala Zuccari. Giunto con un'ora di ritardo rispetto al previsto, il leader libico parla nella Sala Zuccari, dove è stato dirottato all'ultimo momento a causa delle proteste dell'Italia dei Valori e di una parte del Pd che non accettavano l'idea di concedere al "dittatore" l'Aula del Senato scelta in prima battuta.
"Sbagliato intervenire in Iraq". Grazie agli Stati Uniti, oggi l'Iraq è diventato "un'arena aperta" per i terroristi di Al Qaeda mentre prima era una "fortezza contro il terrorismo", tuona il colonnello, e chiama in causa Saddam Hussein per una difesa a oltranza delle dittature e un attacco a quel "diritto d'ingerenza" occidentale, in nome del quale sono state intraprese guerre come, tra le altre, quella dell'Afghanistan. Saddam "è stato accusato di essere un dittatore - continua il leader - ma che c'entrate voi"? Era forse "un vostro funzionario"? D'altra parte, rincara poi nel suo intervento alla Sapienza, "l'America non vuole la libertà per i popoli, ma vuole colonizzare il mondo". Quindi, "lasciateci scegliere i regimi".
"I soldi frenano l'emigrazione". Per frenare l'immigrazione verso l'Italia, tema centrale in agenda nella visita a Roma, Gheddafi chiede altri soldi e "tanti", perché il miliardo che la Ue dà a Tripoli "non basta". I migranti inseguono il benessere e "le risorse che ritengono rapinate" dal colonialismo. Non lo fanno certo per motivi politici. Servono quindi "miliardi e miliardi", ribadisce Gheddafi negli interventi alla sala Zuccari del Senato e alla Sapienza. Lo chiederà al prossimo G8 dell'Aquila dove il leader libico è atteso come presidente dell'Unione Africana. Il colonnello difende indirettamente anche la politica dei respingimenti adottata dal governo italiano: "Lasciate entrare milioni di persone" e poi sarà necessario un "dittatore per proteggervi". E respinge al mittente tutte le polemiche sullo status di rifugiato politico: "Sono d'accordo sulla necessità di rispettare i diritti. Però dobbiamo sapere chi e come può essere riconosciuto un rifugiato politico, perché molte informazioni sono errate. Gli africani sono affamati. Non politici, non conoscono i partiti e tanto meno le elezioni".
Le reazioni. Il discorso di Gheddafi ai senatori ha suscitato la reazione di molti ma non di Renato Schifani, presidente del Senato, che si è detto pronto a rinnovare l'invito a Gheddafi: "Ha parlato da uomo di Stato, è stato un intervento molto denso". Critica invece Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato: "Gheddafi ha una concezione molto diversa dalla nostra delle forme di esercizio del potere, tipiche delle democrazie liberali, dei diritti e delle garanzie". Furioso Antonio Di Pietro dell'Italia dei Valori: "Gheddafi ha gravemente calpestato i diritti umani, finanziato in passato i terroristi, perpetrato nei suoi campi di concentramento torture e violenze".
Scontro con Alemanno. Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno si è scontrato con Gheddafi. Nel discorso che il colonnello ha pronunciato al Campidoglio, ultimo impegno ufficiale della giornata, il leader libico ha detto che "il partitismo è l'aborto della democrazia. Se me lo chiedesse il popolo italiano, io darei il potere al popolo italiano, annullerei i partiti, non ci sarebbe più destra né sinistra né centro".
Parole che hanno suscitato la dura reazione del sindaco Alemanno: "L'Italia non accetta lezioni di democrazia. La parte del discorso di Gheddafi sul partitismo non è accettabile. Sappiamo bene come è fatta la democrazia e non può fare a meno dei partiti. Non accettiamo lezioni di democrazia da nessuno".
A parte questo, i rapporti tra i governi di Roma e Tripoli sembrano in questa fase idilliaci. Lo conferma lo stesso Gheddafi quando con una battuta dice che non ci sarebbe "nulla in contrario se l'amico Silvio Berlusconi si presentasse per diventare il presidente del governo libico. Il popolo libico ne trarrebbe sicuramente vantaggio".

 

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