Cacciare gli amministratori incapaci dalla sanità e destinare una quota del Fas per la tutela della legalità: il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha indicato ieri da Bari la ricetta per il rilancio del Mezzogiorno. Dal palco del Petruzzelli, Vendola si è rivolto agli imprenditori e al governo: "La Puglia è uscita dalla marginalità. Basta con le elemosine al Sud"

VIA gli amministratori incapaci dalla sanità, una quota del Fas e dei fondi strutturali da utilizzare come credito d'imposta, impegno globale per la legalità: il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sfodera tutto il suo piglio decisionista per gettare sul tavolo del convegno "Il Sud aiuta il Sud" dal palcoscenico del teatro Petruzzelli, realizzato grazie all'impegno di Alessandro Laterza che oltre a rivestire la carica di presidente della Confindustria barese è anche il responsabile cultura della giunta confindustriale e alla vice presidente Cristiana Coppola che si occupa di Mezzogiorno.

 

Le proposte degli industriali, annunciate davanti al ministro dell'Interno Roberto Maroni, al ministro per le Regioni, Raffaele Fitto, al procuratore antimafia, Piero Grasso e al governatore pugliese, Nichi Vendola, nascono da un'analisi su una crescita che sarà debole e che - secondo Marcegaglia - rischia di acuire il divario tra Nord e Sud, un divario che ha avuto il suo minimo storico «con la Cassa per il Mezzogiorno. Marcegaglia accusa il governo di aver utilizzato il Fas per finalità diverse: «Invece devono restare per le aree sottoutilizzate».

Il Sud in particolare, per consentire alle aziende che vi operano di investire in ricerca e innovazione, infrastrutture e sicurezza. «La gestione dei fondi Fas deve cambiare. Lo Stato, attraverso il Cipe, dovrebbe assegnarli alle Regioni ma per investirli in progetti concreti e interregionali, non su iniziative a pioggia». E per utilizzarli al meglio ha proposto il modello già sperimentato per gli ammortizzatori sociali: «Si sono messi insieme Stato, Regioni e parti sociali, e si sono prese delle decisioni». Marcegaglia ha detto di fermare la logica degli interventi a pioggia: «In 60 al Sud sono stati destinati 343 miliardi di euro, ma alla fine non è stato creato sviluppo e in qualche modo hanno corrotto tutta la Pubblica amministrazione». Allora molto meglio «andare nella direzione di avere incentivi automatici, i crediti di imposta, senza l'intermediazione della politica», che «chiediamo vengano finalmente rifinanziati per il Mezzogiorno». Infine, ha ribadito, «chiediamo al governo un impegno a investire bene nei fondi strutturali e Fas che valgono 100 miliardi di euro. Ad oggi non si è investito quasi nulla».

Ma l'applauso più lungo, la platea confindustriale glielo tributa quando attacca «gli amministratori incapaci di gestirei fondi», quelli della sanità dove i ritardi nei pagamenti strozza i fornitori. «Devono andare a casa. Bisogna avere il coraggio di dirlo», ha detto. «Mi fa un po' ridere- ha aggiunto - quando sento parlare di fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno, perchè il sud ha una fiscalità di svantaggio: pagate più tasse del nord, tra addizionali Irap e Irpef».

L'impegno sulla legalità che vede impegnati molti imprenditori ad aiutare lo Stato nella gestione delle attività imprenditoriali confiscate alle cosche mafiose e alla criminalità organizzata, è un dettaglio che riconoscono Maroni e Grasso. E lo sa bene anche la "mantovana" Marcegaglia che in tempo di crisi la liquidità mafiosa può impadronirsi di imprese del Nord.

«Si parla di un piano per il Sud - aggiunge Marcegaglia - capiamo che venga presentato dopo le elezioni regionali. Ci aspettiamo che questo piano non sia un elenco di enunciazioni e che abbia contenuti seri e concreti. In un momento così difficile del nostro Paese, in cui persiste la crisi, è auspicabile che in campagna elettorale non si parli di conflitti e di donne ma auspichiamo che si parli di politica industriale e di progetti per far uscire il Mezzogiorno da questa situazione»

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