Depositate le motivazioni della sentenza con la quale sono state confermate le misure cautelari nei confronti dei carabinieri coinvolti. L'ex governatore torna a parlare: "Io sono un testimone di quanto avvenuto". E sulla sua vita privata dice: "Ho una famiglia splendida"

Piero Marrazzo

Roma - L’ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo è stato "vittima" di una vera e propria "imboscata".

Lo sottolinea la Cassazione affrontando per la prima volta il ‘caso Marrazzo’ nelle motivazioni, appena depositate, del provvedimento con il quale ha confermato le misure cautelari nei confronti dei carabinieri coinvolti.

Secondo i giudici non è ravvisabile nei confronti dell'ex governatore alcuna responsabilità penale né per quanto riguarda l’uso dell’auto blu, per raggiungere l’appartamento di di via Gradoli per incontrare il trans Natalie, né per quanto riguarda l’eventuale utilizzo di cocaina.

La Cassazione afferma inoltre che i carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente - nell’irruzione a via Gradoli dove lo scorso luglio sorpresero Piero Marrazzo col trans Natalie - "hanno impedito a Marrazzo di tirarsi su i pantaloni" perché "la ripresa in mutande aveva, evidentemente, per i fini perseguiti dagli indagati, ben maggiore effetto e ben altro valore, cosi ben altro valore avrebbe avuto la ‘scena del crimine’ se fosse stata opportunamente ‘condita’ dalla presenza di droga".

Nella sentenza 15082 depositata oggi si rileva che vi fu una "accurata preparazione di quella scena, che prevedeva non solo la presenza della droga ma anche, nello stesso tavolino, accanto al piatto che la conteneva, della tessera personale della vittima, affinché non vi fossero dubbi sulla identificazione del personaggio" al quale non si voleva "dare scampo".

L'EX GOVERNATORE - “Ho scelto il silenzio per sei mesi in rispetto dei giudici, degli investigatori e dell’Arma dei carabinieri. mi sono assunto le mie responsabilità verso i cittadini e gli elettori dimettendomi per colpe che sono personali e che hanno coinvolto anche la mia famiglia". Così ha detto all’Apcom l’ex presidente della Regione Lazio. “In questi sei mesi non è cambiato nulla quindi - ha continuato Marrazzo - ero e sono una vittima e un testimone di quanto avvenuto. È importante che ciò sia stato affermato dalla Suprema Corte”.

“In questi sei mesi  - ha proseguito - sono stato in silenzio e non ho contestato tutte le falsità che sono state dette nei miei confronti. La verità, comunque, l’ho sempre detta davanti ai giudici". E continua: “Oggi ho pensato che in questo Paese un cittadino può attendere il lavoro della Magistratura con fiducia”.

Poi una digressione sulla vita privata: "Ringrazio mia moglie e le mie figlie che mi sono state sempre vicine rispettando il mio silenzio. Ho una famiglia splendida”. Capelli quasi rasati a zero, viso abbronzato, volto asciutto. "Ho ripreso a correre, mi alleno", dice in una battuta. 

E sul lavoro dice: “Sono a disposizione della azienda. Sono pronto a rientrare. Tornerò a fare il mio lavoro nella comunicazione”. A chi gli ha chiesto cosa abbia pensato della vittoria del centrodestra alle elezioni regionali ha risposto con un sorriso dei suoi, aperto e franco. “Non parlo, non dico nulla”. 

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