Il presidente del’Italia dei Diritti: “Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali del diritto al lavoro e alla salute”

Roma – ‘Polverini ci hai usati… sedotti e abbandonati’, ‘Questa non è una palestra di lusso per cittadini ricchi… è una palestra di lusso per la riabilitazioni di tutti i cittadini con disabilità: la Regione Lazio non può e non deve abbandonarci!’. Non pochi sono stati i cartelli di protesta di questo tenore che ieri spiccavano alti tra la folla dei manifestanti raccoltasi davanti alla sede dell’amministrazione regionale di via Rosa Raimondi Garibaldi, per lottare contro la chiusura dell’Ospedale Santa Lucia di Roma. Lavoratori, medici, parenti dei malati, sindacalisti, tutti assieme si sono mobilitatati a favore dell'istituto che dal 1960 opera, sia in regime di ricovero, sia in quello ambulatoriale, nel campo specialistico della riabilitazione neuromotoria. Ma il futuro di questa struttura, riconosciuta dallo stesso ministero della Sanità e della Ricerca Scientifica quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e di Ospedale di rilievo nazionale e alta specializzazione, sembra essere sempre più incerto.

Tra le rimostranze dei manifestanti infatti si legge la preoccupazione per la decisione di tagliare 146 degenze sui 325 posti letto disponibili, secondo quanto stabilito dal decreto 80 del 2010 e dal Piano sanitario regionale. Le spettanze pregresse degli anni 2006-2010 hanno generato una crisi finanziaria che ha portato come conseguenza tra le altre, la riduzione degli stipendi dei dipendenti pagati al 50%, tamponata temporaneamente dalla Regione con l’erogazione di acconti per la liquidazione delle retribuzioni di gennaio e febbraio.

 

Ma la folla riunitasi per salvare il Santa Lucia non rimane a guardare, e non intende abbassare la guardia su quello che potrebbe diventare un vero dramma per i tanti pazienti, circa 500 trattati in regime ambulatoriale o di Day Hospital, che ogni giorno affollano l’ospedale.

 

Dello stesso avviso il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, che ha partecipato e manifestato alla dimostrazione contro le decisioni prese dalla governatrice Renata Polverini: “Sulla base di quella che è la missione civile che contraddistingue il nostro movimento, ci schieriamo in prima linea affinché questa situazione di disagio, che colpisce l’ospedale Santa Lucia e in particolar modo le persone disabili, che hanno bisogno di continua assistenza, e i dipendenti, che da sempre, con grande abnegazione e professionalità, espletano il loro compito facendo della struttura stessa un esempio di eccellenza nel campo della riabilitazione neuromotoria,  termini al più presto”.

 

“A nostro avviso tra l’altro – continua De Pierro – l’istituto andrebbe addirittura ampliato, in quanto le liste di attesa sono piuttosto lunghe e non sempre tutti riescono a soddisfare la propria esigenza emergenziale. Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali codificati dagli articoli 4 e 32, quelli relativi al diritto al lavoro e al diritto alla salute”.

 

E il numero uno del movimento extraparlamentare punta il dito contro una situazione che non sembra avere l’esito positivo di cui necessita: “Siamo stanchi di assistere quotidianamente, anzi praticamente ogni minuto, a violazioni di questo tipo senza che nessuno faccia più di tanto per contrastarle. Noi non vogliamo assolutamente che il problema venga arginato, ma bensì risolto da chi, in campagna elettorale, ha strumentalizzato la disperazione di questa gente, indossando addirittura una maglietta con stampate le parole ‘Salviamo l’ospedale Santa Lucia’, e sul retro, il simbolo post-fascista della destra di Storace, tanto per rimarcare con puntualità e chiarezza la posizione politica assunta”.

“Non accettiamo affatto un comportamento di questo tipo, Renata Polverini deve risolvere questo problema non per quanto annunciato in campagna elettorale, ma per la sua funzione di presidente delle Regione, e a nostro avviso certe promesse fatte speculando sulla pelle di chi sta male non dovrebbero aver luogo nella maniera più assoluta. Se poi addirittura restano solo come proclami propagandisti e demagogici, suonano ancora più beffarde”.

Con duro cipiglio De Pierro mette in guardia la presidente della Regione: “La Polverini non  dimentichi che da eventi patologici o traumatici con conseguenze gravi nessuno può considerarsi esente, circostanze del genere potrebbero essere in agguato dietro l’angolo per chiunque”.

 

Portavoce di tutti gli esponenti dell’Italia dei Diritti, De Pierro conclude: “Sappiano le persone coinvolte e colpite da questi provvedimenti istituzionali che il nostro movimento sarà sempre al loro fianco, perché sulla salute non si può speculare, ma è dovere precipuo dello Stato tutelarla, e perciò, se sarà necessario, daremo atto anche a dimostrazioni di protesta eclatanti quali incatenamenti o scioperi della fame”.