Il presidente dell’Italia dei Diritti : “E' ora di imporre una severa e concreta riflessione sull’argomento,  è ora di porre fine alle spregiudicate scorribande di gruppi di potere che sfruttano le disgrazie della popolazione per poter rimpinguare le loro avide tasche”

Roma – L’appello accorato di una madre diventa tragica denuncia della condizione sanitaria calabrese.

La vicenda della piccola Giulia Montera è emblematica e racconta, nella sua drammaticità, un mondo fatto di "viaggi della speranza", diagnosi sbagliate e mancata assistenza ai cittadini bisognosi di cure.

 

 

In base a quanto riferito dalla famiglia, l’odissea della bimba sarebbe iniziata a pochi giorni dalla nascita, avvenuta il 30 marzo 2010, quando, nonostante l’evidente e grave stato di malessere in cui versava, i medici dell’ospedale di Corigliano Calabro non considerarono opportuno un ricovero per la neonata. Ma pochi giorni dopo fu lo stesso primario della struttura a suggerire l’urgenza e la necessità di condurre Giulia al Bambino Gesù di Roma, centro pediatrico specializzato. Alla piccola, arrivata presso il nosocomio romano in codice rosso e ricoverata in terapia intensiva neonatale, vennero diagnosticate numerose patologie e solo dopo 20 giorni di cure le venne data la possibilità di rientrare in Calabria pur dovendo tornare nella Capitale per altri controlli. Il 2 giugno dello stesso anno, sempre in base ai fatti denunciati, un altro errore di valutazione sarebbe potuto costare caro alla bambina. Alcuni medici di turno a Corigliano infatti le diagnosticarono come “aria nello stomaco” quello che poi si sarebbe rivelato un sintomo così grave da costringerla, prima al ricovero per 5 giorni presso l’ospedale di Cosenza e successivamente, per iniziativa della famiglia, al Bambino Gesù di Roma dove il responso dei medici di neurochirurgia fu terribilmente più pesante: malformazione cerebrale e  ritardo neuromotorio.

 

Netto il commento di Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diriti : “Il caso di Giulia Montera è purtroppo solo uno dei tanti eventi legati alla malasanità in Calabria sul quale, solo grazie all’encomiabile impegno dei suoi genitori, viene costantemente posta l’attenzione dell’opinione pubblica. Pensando all’Art. 32 della Carta Costituzionale, al quale noi dell’Italia dei Diritti facciamo sempre riferimento in situazioni del genere, è davvero sconcertante dover registrare oggi, soprattutto nel Meridione e nello specifico in Calabria, situazioni paradossali come questa. Quello Stato che dovrebbe tutelare il diritto alla salute dei cittadini, in quella regione, che tra l’altro è nota per esportare eccellenze tecnico-scientifiche in tutto il mondo, spesso risulta carente. La cosa però che tengo a precisare – prosegue De Pierro - , è che spesso si punta il dito contro l’operato di un medico, di un’equipe o di chi materialmente si trova in prima linea ma anche se non possiamo non considerare in tali casi la negligenza del singolo, spesso il tutto è frutto di una gestione vergognosa dell’intero apparato strutturale. E mi riferisco alla politica, che purtroppo amministra il settore speculando a proprio uso e consumo, gestendo sempre il tutto funzionalmente alle esigenze partitiche e clientelari piuttosto che rispetto al benessere dei cittadini. Quella lottizzazione che i partiti esercitano su tutto il territorio nazionale, in quella martoriata regione raggiunge livelli esponenziali, se pensiamo alle collusioni affaristiche e non ultime di certo le infiltrazioni delle cosche locali della ‘ndrangheta che non si fanno certo sfuggire l’occasione di allungare le mani per arraffare consistenti fette di una ricca torta”.

 

La famiglia di Giulia, che dichiara di aver salvato per ben 2 volte la piccola dall’inadempienza dei medici della proprio regione, non ha avuto e non riceve nessun tipo di assistenza economica statale. Tutti i viaggi sostenuti sono stati a carico del piccolo nucleo famigliare che tira avanti solo con la pensione di  invalidità del padre Gabriele Montera, pari a 265 euro. La tenacia però non manca alla mamma e al papà e nemmeno la voglia di portare sulle prime pagine la storia della loro bambina. Proprio per questo il prossimo 7 maggio a Corigliano Calabro in provincia di Cosenza si svolgerà il convegno “Istituzioni e Sanità in Calabria: punto e a capo”. L’incontro, fortemente voluto dai genitori di Giulia, vedrà la partecipazione di politici, medici e associazioni e sarà un modo per fare il punto sulla sanità calabrese, costituendo un’occasione per denunciare le situazioni negative, con la speranza di riuscire a risolverle e far  finalmente ripartire le strutture regionali.

 


“Tra l’altro – prosegue il presidente dell’Italia dei Diritti - , a fronte della carenza spesso dei servizi essenziali nelle strutture sanitarie calabresi, corrisponde paradossalmente un costo maggiore dei servizi stessi rispetto ad altre regioni italiane, dove si registra un reddito pro capite notoriamente più elevato. Partendo proprio dal caso della piccola Giulia è ora di imporre una severa e concreta riflessione sull’argomento,  è ora di porre fine alle spregiudicate scorribande di gruppi di potere che sfruttano le disgrazie della popolazione per poter rimpinguare le loro avide tasche. Ribadiamo  - chiosa De Pierro - il nostro essere in prima linea quando si tratta di salvaguardare il diritto alla salute in quanto, se viene inficiato in qualche modo questo diritto, ne risente tutto il sistema della macchina sociale a cominciare dalla forza lavoro su cui si basa il motore economico del paese”.