Teatro e gaming: un particolare (e interessante) legame tra due mondi così diversi
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A un primo sguardo, l’antica forma d’arte del teatro basata sulla presenza fisica e sull’estro naturale non potrebbe mai incontrare il mondo dei videogiochi, un medium tecnologico e digitale, che fa leva su strutture totalmente differenti. Eppure, esplorando a fondo, emerge un legame sorprendente e curioso tra questi due universi espressivi. Non si tratta semplicemente di adattare storie teatrali in formato digitale o viceversa, ma di una vera e propria contaminazione che tocca l’essenza stessa dei rispettivi linguaggi. Un punto di contatto fondamentale risiede infatti nel ruolo del partecipante.
Mentre il teatro tradizionale spesso vede lo spettatore come un osservatore, il videogioco spinge il fruitore a una fruizione estremamente attiva. Il gamer non si limita a guardare una storia, ma la vive e la respira, diventando in un certo senso un attore improvvisato o un “burattinaio virtuale”.
D’altro canto, una situazione simile si verifica anche in forme di intrattenimento più classiche che possono essere individuate ad esempio nelle partite ai giochi di carte: così come nel live blackjack o nel live poker i presenti vivono la suspance del tavolo verde, nel teatro gli attori sono chiamati a completare il loro compito sulla base delle rispettive capacità e senza nessuna certezza del risultato. Per estensione, senza le azioni controllate dal pad, il videogioco semplicemente non esiste. Questa azione ludica, in cui il giocatore agisce su un “palcoscenico digitale”, riflette la necessità del corpo vivo dell’attore che anima la sceneggiatura teatrale. Attraverso le sue scelte, il giocatore determina l’andamento della storia e il proprio destino all’interno del mondo virtuale.
La contaminazione si manifesta però in diverse forme. Alcuni videogiochi integrano esplicitamente elementi teatrali nella loro estetica o meccaniche. Troviamo titoli in cui l’azione si svolge su un vero e proprio palcoscenico, con scenografie, attori (spesso rappresentati come marionette) e persino una platea che reagisce. Esempi come “Puppeteer”, “Mabinogi” e “The Gunstringer” utilizzano questa metafora visiva e interattiva. In “Puppeteer”, in particolare, il giocatore si identifica simultaneamente con lo spettatore e il burattinaio, dirigendo lo spettacolo a cui assiste. Forse non tutti sanno che persino lo storico “Super Mario Bros. 3” narrava di una recita teatrale, come suggerivano il tendone di apertura iniziale e alcune ambientazioni casarecce che si potevano notare in giro per i livelli. Altri videogiochi spingono questa connessione su un piano più filosofico o metaludico. In “Pathologic 2” il teatro non è solo una location, ma l’essenza stessa del gioco. I personaggi sono “maschere” indossate dal giocatore e l’intera vicenda è presentata come uno “spettacolo” (“The Play”) a cui si partecipa ciclicamente. Non mancano titoli che si ispirano direttamente a opere teatrali per le loro storie o personaggi: “Shakespeare Showdown”, un videogioco italiano, si basa sulle vicende di Romeo e Giulietta, rielaborate con la presenza di altri personaggi shakespeariani e l’uso di attori veri rappresentati in pixel art.
Il legame si rivela comunque molto forte anche nella direzione opposta, che vede il teatro aprirsi al gaming con spettacoli che incorporano temi legati ai videogiochi, come “GG Good Game”, o adattando famosi brand videoludici. Soprattutto, le forme di teatro immersivo e partecipativo, come le "promenade performance" del gruppo Punchdrunk attingono a piene mani dal design dei videogiochi per creare esperienze coinvolgenti e imprevedibili, provando a fornire finanche quel senso di rigiocabilità che si prova una volta terminata la partita. In questi spettacoli il pubblico si muove liberamente nello spazio, interagisce con l’ambiente e talvolta anche con gli attori, sfumando il confine tra spettatore e performer.
La tecnologia facilita ulteriormente questa fusione. Spettacoli come “Best Before” di Rimini Protokoll portano l’esperienza videoludica direttamente sul palco, con il pubblico che utilizza i controller per influenzare l’azione. Il teatro in realtà virtuale inserisce lo spettatore al centro della scena, rendendolo parte attiva della narrazione attraverso l’uso di visori. In definitiva, il legame tra teatro e gaming si riassume nella condivisione di un obiettivo primario: l’engagement profondo del pubblico. Entrambi i mondi cercano di creare un’atmosfera che vada al di là della mera osservazione. Che sia attraverso il controllo di un avatar su schermo o l’esplorazione di uno spazio definito, sia il videogioco sia il teatro possono contare su molteplici protagonisti dell’esperienza narrativa e performativa, abbattendo definitivamente la barriera concettuale tra spettacolo e spettatore.
Foto di Donald Tong: https://www.pexels.com/it-it/foto/interno-del-teatro-109669/