Ah ? la materia ? il fisico ? ? ci? che tratta Shelley Jackson in La Melanconia del Corpo (? 13,00 - Minimum Fax) con tredici racconti collerici, flemmatici, melanconici, ma anche sanguigni come gli umori corporali stando alla medicina rinascimentale. Nella raccolta dell?autrice californiana il corpo umano non ? che un fenomeno del mondo con vita autonoma ed inquietante. O meglio, il mondo ? corpo. Titoli del libro come latte, sangue, uovo, nervo o grasso indicano infatti come ad esempio la citt? di Londra nasconda il segreto del ciclo mestruale mensile come quello femmineo. O quanto il latte piova dal cielo perch? la volta celeste, proprio come una mamma buona, ci adora, ci ama, indiscriminatamente. E noi tutti, figli grati, per non interrompere, per non sbloccare, tale indispensabile nutrimento, siamo tenuti alla gratitudine. No, non si deve preferire che piova acqua? Quanto al grasso che invade case e giardini delle periferie di un mondo obeso, ? gelatinoso, soffocante. Trattasi insomma di brevi storie un po? folli, comunque disturbanti, a tratti esageratamente pretenziose ma stracariche di fantasia che fa scordare ingenuit? e difetti di una narrativa imperfetta ma originale e viva. Pagine totalmente ispirate a The Anatomy of Melancholy, un classico del 1621 di Robert Burton. Un compendio enciclopedico che indaga le cause corporali della melanconia in cui Burton cerca di anatomizzare la condizione spirituale. Jackson tenta invece di spiritualizzare l?anatomia con un uovo gigante, con la terra che stilla sangue o col cielo che butta latte. Ma dove, seppure dilatando esageratamente il tutto, ci riporta al corpo con la C maiuscola, al corpo vero, reale, ai suoi fluidi, alla sua volont? indipendente. Un libro che imbocca insomma le direzioni opposte della mass-cultura americana alla visione estetizzata del corpo. Curiosa autrice la Jackson, che balz? alla cronaca con The Patchwork Girl in cui spudoratamente rovescia il Frankenstein di Mary Shelly in un mostro femmina sortito dalle parti di varie donne.